Abbiamo quindi chiesto a un esperto, il pediatra imolese Lamberto Reggiani, il suo parere in proposito. «Succhiarsi il pollice – ci ha risposto – è una manovra di compensazione a una situazione di stress in senso genericamente inteso, è la ricerca di un conforto, di un piccolo piacere, forse il più comodo, il più immediatamente disponibile. Ricorda il seno materno e come tale ricorda qualcosa di buono e di soddisfacente». Nemmeno la teoria secondo cui l’insistenza a succhiarsi il pollice derivi da uno svezzamento precoce pare sia fondata. «Niente a che vedere con il divezzamento precoce – conferma -. Tutto a che vedere, invece, con l’adattamento di un bambino al mondo che lo circonda». E allora come ci si deve comportare? «Come tutti i piccoli problemi - questa la sua opinione -, rimangono piccoli se non li ingigantiamo, se un po’ li trascuriamo, se sono fonte di sottile ironia, mai oppressiva e pesante, ma solo per scherzarci un po’ su. L’unico problema: le alterazioni del morso (ma prima o poi smetterà e prima o poi si sistemerà). E le infezioni: a mettersi sempre in bocca le mani (in genere sempre poco lavate) ci si ammala di più. Ma si fanno anche buone difese». E per quanto riguarda i rimedi più o meno efficaci, il suo consiglio è puntare su un approccio emozionale. «Non serve nulla per il pollice – conclude -. Solo il tempo. L’affetto. E dire, ad esempio, “Ancora il pollice… prima o poi ti si staccherà il dito… dai che scherzo… mamma ti vuole bene anche se succhi il pollice… un pochino così di bene in più quando smetterai…”».
E voi come avete fatto a superare lo scoglio del pollice? Raccontateci le vostre esperienze!
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