lunedì 21 settembre 2015

LA RUSSIA RICONOSCE LA DEPORAZIONE DEGLI ITALIANI DI CRIMEA


Il 14 di questo mese, il presidente russo Putin, in compagnia di Berlusconi, ha incontrato a Yalta i rappresentanti della Comunità degli Italiani di Crimea. Erano presenti Giulia Giacchetti Boico, che presiede la Comunità, Natale De Martino e due giovani della Comunità.
L'incontro è avvenuto su suggerimento di Silvio Berlusconi che si trovava in Russia, ospite di Putin, prima a Soci e poi in Crimea.
I rappresentanti della nostra comunità sono giunti da Kerc, dove risiede la maggior parte dei nostri connazionali, in auto, scortati dalla polizia.
Giulia Giacchetti ha parlato soprattutto con Putin ed ha raccontato la loro storia. Giunti in Crimea dalla Puglia nel 1830 e intorno al 1870, dopo un lungo periodo di tranquillità e sviluppo, arrivarono ad essere circa 5.000, incominciarono ad essere perseguitati con l'avvento del comunismo in Russia, soprattutto durante le purghe staliniane,  molti furono arrestati e di loro non si ebbero più notizie.
I superstiti, circa 3.000, uomini, donne, bambini, lattanti, vecchi vennero deportati alla fine di gennaio del 1942 in Kazakistan con vagoni piombati in condizioni inumane. L'accusa era di essere italiani e quindi simpatizzanti per il nemico. Quasi tutti i bambini morirono nel viaggio per il freddo, la fame, i maltrattamenti. I cadaverini vennero buttati fuori dai vagoni dalle guardie durante il tragitto e rimasero insepolti. Anche molti altri morirono.
Giunti in Kazakistan dopo un mese, con una temperatura di anche 30-40 gradi sottozero, vennero abbandonati in baracche. La morte sopraggiunse per molti altri. La tragedia fu volutamente ignorata in Italia per 60 anni. Le lettere scritte ad ambasciate e consolati italiani dai superstiti non ebbero mai risposta.
Non era opportuno parlarne: era cattolici e uccisi dai comunisti (e non dai soliti nazisti). Solo in 300 (trecento) tornarono in Crimea al tempo di Kruscev.
Putin affermava, nell'incontro, di essere totalmente all'oscuro della vicenda, Berlusconi si intratteneva con De Martino, deportato con la famiglia a 8 anni.
I nostri connazionali chiedevano soprattutto il riconoscimento della deportazione che, ironia della  sorte, malgrado le loro proteste e documentazioni, non era stata ancora, dopo tanti anni, riconosciuta. Giulia donava a Putin il libro trilingue (italiano, russo e ucraino) scritto da lei e da Giulio Vignoli. De Martino donava a Berlusconi il libro in italiano del solo Vignoli (Gli Italiani di Crimea, edito da Settimo Sigillo di Roma).
Tornato il giorno dopo a Mosca, Putin firmava il decreto di riconoscimento della deportazione.
La repubblica italiana è rimasta finora inerte, malgrado i solleciti e le insistenze effettuate da 10 anni. Si chiede che venga restituita ai nostri connazionali crimeani la cittadinanza italiana. Essi furono privati al momento della deportazione di ogni documento e consegnato loro in cambio un foglio con scritto: “deportato”.      

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