sabato 8 settembre 2018

ESSELUNGA CERTOSA UN SUPERMERCATO CHE PARE CASA MIA

Andare al supermercato può essere un piacere? Un posto che dove oltre a comperare quello che serve, a prezzi adatti alle proprie tasche ti fa sentire casa, e comunque ti permette di fare due chiacchere e scambiare un sorriso con le persone in un momento di questa vita frenetica, o addirittura riuscire a scambiare due parole nel dialetto delle tue parti e scorprire che hai amicizie in comune con il direttore o con la capocassiera? Si, è possibile, cosi come è stato possibile vedere  esplodere in una risata liberatoria una di quelle che conta (ma che arriva da un'altra slunga) che di solito la vedi sempre indaffarata a correre e far correre (forse troppo dal mio punto di vista di cliente) le cassiere e le commesse del supermercato con fare deciso. Un insieme di diverse anime, e diversi corpi tutte e tutti  con il grembiulino blu che in un'altra occasione le omologherebbe ma che invece qui conosci per nome, come per nome conosci, il panettiere, il gastronomo, quelli che fanno le guardie, e le cape e i capi... li conosci per nome, non perchè tu sia un privilegiato, non perchè io sia un privilegiato, ma perchè forse qui nella ESSELUNGA CERTOSA di via Palizzi a Milano è rimasto intatto lo spirito del Caprotti, del padre fondatore, del padre appunto. Uno stile che non abbisogna solo di ordini da eseguire, ma anche di scambi di sorrisi, di ammiccamenti, di amicizie, e mi sa anche di matrimoni o fidanzamenti nati dentro quelle mura. Insomma un luogo dove vivere prima che lavorare, dove sentirsi a casa prima che in negozio. E questo spirito, ne parlavo ieri sera con la Michela (capocassiera e se sbaglio titolo mi perdonerà) ma anche con Sabrina, Mariaconcetta, la Nunzia e le altre che sotto quel grembiule blu, hanno un anima e sotto quel velo di trucco una bellezza interiore che ti fa luce (e parlo di tutte nessuna esclusa). Insomma una realtà dove ci trovi il pane, la frutta e i giornali, ma anche dove con un attimo di attenzione ci trovi la vita vissuta, di persone diverse, a volte molto diverse tra loro che ci lavorano e che senza nascondere i problemi che nascono ogni giorno in un luogo di lavoro dove ci sono decine di umani indaffarati riescono sempre a fare la sintesi che permette alla macchina di funzionare e senza particolari problemi o musi lunghi. Certo non sto parlando del paradiso, e parlo da esterno di quello che vedo e di quello che in questi anni mi hanno trasmesso le persone che ho incontrato li, alcune delle quali diventate amiche, altre semplici conoscenti con cui dire una battuta o parlare di animali (dal coniglio della Michela alle tartarughe del panettiere barbuto), insomma un mondo nel mondo che va preso ad esempio non per lo spirito che lo contraddistingue non solo in apparenza, ma per le persone che lo compongono, una ad una, uno ad uno, diversi ma tutti messi insieme in una macchina che ogni mattina riapre i battenti ed ogni sera li chiude sapendo di doverli riaprire poche ore dopo. Devo essere sincero, quello che mi ha più sorpreso è stato il direttore, all'inizio quando lo vedevo lo immaginavo un muso lungo, un po rompiballe... be mi sono dovuto ricredere, e ricredere alla grande, quando l'ho sentito parlare nel mio dialetto, del resto uno di Ossona mica può essere un rompiballe, ma al massimo la quintessenza dell'attenzione che deve essere messa nel gestire la macchina, e non da meno è simpatico come la Michela e le altre, faccio un paio di nomi senza andare oltre, certo che chi non è citato non si offende, ma semmai si sente parte di una squadra, che secondo me i capi in alto loco dovrebbero valorizzare di piu e per questo lancio un appello: Cari capi e cape (figlie di Caprotti in primisi): queste sono davvero brave, cazzo dategli sto benedetto aumento e sto super premio produzione che lo meritano, tutti e tutte nessuna esclusa. 
Lorenzo Croce


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