venerdì 8 novembre 2013

SPARITI MILIONI DI EURO DALLA CASSA DEI CAMILLIANI

ROMA
Parlano molto, e non sanno di essere intercettati, gli autisti del commercialista Paolo Oliverio, lo stratega dell’operazione del sequestro di due grandi elettori del Superiore generale dell’Ordine dei Camilliani, padre Rosario Messina e padre Antonio Puca, che sponsorizzavano un candidato alternativo a padre Renato Salvatore, complice di Oliverio.  

Nelle ore in cui si consuma l’operazione della convocazione (falsa) da parte della Procura di Napoli dei due prelati, al Comando delle operazioni speciali della Finanza di Roma, per non farli votare facendo vincere per soli due voti (i loro) il candidato Salvatore, uno degli autisti dice all’altro: «Paolo (Oliverio, ndr) è andato a verificare la situazione economica contabile e c’è un milione tutto imbertato (nascosto, ndr) là... là... tu me intiendes?... da padre Rosario (Messina, ndr), come Scajola (l’ex ministro che si ritrovò un anonimo e sostanzioso contributo per l’acquisto di una casa al Colosseo, ndr)». L’altro autista sta al gioco: «un milione... due cucuzze del vecchio conio diciamo. Padre Rosario dirà “guarda devo fare delle opere di carità e quindi decido io quando e dove... allora avevo pensato di spostarli un attimo qua”». E nell’interrogatorio di garanzia padre Messina poi ammette tutto. 

Milioni di euro dirottati su conti all’estero e prime conferme davanti ai magistrati, il giorno dopo la retata del Superiore generale dei Camilliani, Renato Salvatore, del commercialista Oliverio, dei suoi due autisti, e dei due pubblici ufficiali della Finanza, Alessandro di Marco e Mario Norgini.  

Nello studio del commercialista Oliverio, gli uomini del Nucleo tributario della Finanza avrebbero trovato tracce di un flusso di 10 milioni di euro dirottati probabilmente in Svizzera. A casa di uno dei due finanzieri arrestati sono stati sequestrati 120 mila euro in contanti e 5 Rolex. Negli interrogatori di garanzia, qualche indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere, altri hanno ammesso le «malefatte», altri ancora hanno detto di non aver capito cosa stessero facendo. 

Papa Francesco, comprensibilmente colpito per l’ennesimo scandalo che questa volta ha travolto un Ordine della Chiesa, segue gli sviluppi della inchiesta della Procura di Roma. La Santa Sede ha concesso un termine all’Ordine dei Camilliani per il risanamento e il rinnovamento dei suoi vertici, pena il commissariamento dal momento che, filtra dal Vaticano, «è emerso un comportamento gravemente lesivo della credibilità dei vertici dell’Ordine», che dovrebbe prestare assistenza agli infermi, gestendo in tutto il mondo decine e decine di strutture sanitarie. 

Il pm Giuseppe Cascini è titolare di una inchiesta sul riciclaggio. E nel corso dell’attività investigativa è emerso l’episodio della convocazione-sequestro dei due grandi elettori dell’Ordine dei Camilliani. Una parte delle indagini sarà destinata a essere trasferita per competenza territoriale alla Procura di Napoli. Sostengono gli inquirenti: «Le informazioni riservate sulla opaca se non palesemente illecita gestione amministrativa della Provincia Siculo-napoletana, parrebbero essere assolutamente fondate atteso che i due canonici raggirati non sono apparsi affatto sorpresi davanti alle contestazioni asseritamente mosse dalla Procura partenopea e, per tale motivo, si ritiene, sono risultati pronti a tutto per sistemare le cose». 

In queste ore gli analisti del Tributario della Finanza stanno cercando di capire se gli «ammanchi» milionari hanno prosciugato le casse dell’Ordine dei Camilliani o quelle degli ospedali da loro amministrati. In pratica soldi pubblici, visto che solo per i lavori all’ospedale di Casoria avevano ottenuto 17 milioni dalla Regione Campania. 

Padre Renato Salvatore, Superiore generale dell’Ordine, invece si dichiara «nullatenente». Naturalmente spetterà agli 007 della finanza setacciare i conti correnti e scovare sue eventuali disponibilità finanziarie. La sensazione è che l’inchiesta è solo agli inizi. 

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