giovedì 26 agosto 2021

INDOVINA CHI....

Ormai ci siamo, i bolidi della F1 stanno per riaccendere i motori dopo la pausa estiva e i due alfieri protagonisti del mondiale stanno per ritrovarsi nuovamente ruota a ruota. 

Una pausa più che opportuna! dato che li abbiamo lasciati con un carico di stress elevatissimo e un'aura tossica di recriminazioni e polemiche tra le rispettive scuderie, che con lo sport dovrebbe avere ben poco a che fare. 
In queste settimane mi sono divertita a fare delle supposizioni, a mettere insieme degli indizi e a liberare l'immaginazione. Nessun oro colato da prendere tra queste righe, soltanto una visione personale di alcuni aspetti, un "tu chiamale se vuoi" percezioni! 
Ho pensato a quell'uomo che indossa il casco, ai suoi occhi come spilli puntati prima di abbassare la visiera e andare incontro al vento. 
La sua gestualità, il suo atteggiamento fuori e dentro la pista, chi è il pilota? 
Egli, prima di tutto è un uomo e non un'appendice aerodinamica della macchina. Va da sé che, nella componente umana risiedano punti di forza e punti di debolezza ma, l'aspetto interessante è ossevare come, con intelligenza, alcuni piloti riescano paradossalmente a riconvertire i propri punti deboli e a trasformarli in punti di forza, tanto da riuscire persino a far vacillare le sicurezze degli avversari. 
Lo fa da sempre lui, "Ginetto" Hamilton, che piaccia o no, possiede una lucidità mentale e una prontezza d'esecuzione che, all'occorrenza riescono a compensare i limiti della sua macchina. 
Come lo fa? 
Egli mette in atto dei meccanismi che provocano una reazione nervosa dei suoi avversari, li costringe ad uscire dalla loro zona di comfort fino ad indurli a commettere un errore che, poi lui saprà benissimo come sfruttare a proprio vantaggio. Ormai è risaputo quali siano i mezzi usati da Hamilton ma, prontamente tutti ci cascano! 
Quando fa credere che di lì a poco si fermerà ai box per effettuare un nuovo cambio gomme, quando si lamenta di aver perso potenza motrice, lo fa via radio così che tutti lo sentano e siano spesso obbligati a cambiare le proprie strategie, perché non c'è tempo e nel dubbio che sia vero bisogna reagire a ciò che dice ma, poi non è vero! 
Lo abbiamo visto controllare perfettamente la sua macchina nelle circostanze più estreme, vincere un Gran Premio su tre ruote non è da tutti! 
I tifosi di altri piloti e scuderie lo hanno insultato in tutti i modi e nel peggiore, denigrandolo per il colore della pelle, lo hanno sommerso di fischi e lui ha risposto:"Ringrazio i fischi perché mi caricano". 
Ed eccoci al punto, anche questo non è vero! 
Lewis ha patito quei fischi, come è normale che sia per un essere umano, tanto più per lui che, voglio ricordarlo, é impegnato attivamente nella lotta alle disuguaglianze di ogni genere, lui che sfrutta la sua posizione di sportivo autorevole per rendere il motorsport sempre più inclusivo, non dimenticando mai da dove arriva e quanta fatica ha fatto per mettersi nella posizione in cui si trova oggi. 
Lewis sa di essere un uomo estremamente sensibile e ha capito che deve celare, compensare questo aspetto all'interno del proprio mestiere creandosi delle corazze, trovando un plus di forza laddove gli manca naturalmente. 
Accanto a lui c'è sempre il suo cane Roscoe che lo segue dappertutto e c'è lei, la sua "Angela custode", Angela Cullen la fisioterapista che, ormai è diventata anche la sua ombra. 
Ha bisogno di calore tutt'intorno Ginetto per vestirsi da Supereroe nel fantastico mondo della F1, ha bisogno di simboli visibili e tangibili di buon auspicio, ne ha bisogno per colmare una lacuna che per l'uomo lacuna non è ma, per il pilota lacuna diventa, l'emotività. 
Ci riesce! In pista lo chiamano "The hammer" (il martello) ma, una finita la gara, spogliatosi di tuta e casco, me lo immagino davanti ad uno specchio che sorride davanti a quella frase talismano tatuata in pieno petto:"Powerful beyond measure" (potente oltre misura) e guardango l'enorme testa di leone ruggente, tatuata affianco, si ricorderà che deve andare a riempire la ciotola del suo amato Roscoe. 

Sara Ressi





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