sabato 8 ottobre 2016

GLI IMMIGRATI PORTATORI DI TUBERCOLOSI?

In Italia si potrà debellare non prima del 2050, secondo i dati del ministero della salute nel decennio 2004-2014 il numero annuo di casi notificati di tubercolosi è di circa 5'000, questi oltre la metà sono riscontrati in persone immigrate dai paesi dell'Africa nera o dai paesi dell'ex Unione Sovietica. Per quanto riguarda gli africani, questi sono quelli che sbarcano nel nostro paese provenienti da nazione in cui l'infezione è ancora molto diffusa e circa il 40% di loro sviluppa la tbc entro i primi due anni di presenza nel nostro paese. Per quanto i casi riscontrati in persone provenienti dai paese dell'ex URSS si tratta spesso di casi in cui la malattia è causata da batteri multiresistenti che proprio a causa di questa specificità non rispondono alle terapie e causano in molti di loro la fine della vita. Negli ultimi anni quindi l'incidente della tubercolosi in Italia è rimasta stabile con circa 7 casi su centomila abitanti, quello che cambia è invece la casistica delle persone colpite, sempre meno italiani e sempre più immigrati. A diffondere questi dati non è un movimento xenofobo o razzista, ma si tratta di dati scientifici forniti dalla Società Italiana di Pneumologia che nei giorni scorsi ha terminato il proprio congresso annuale e che come ogni anno fa il quadro clinico della malattia e della sua evoluzione. Noi li riportiamo non per fare del terrorismo psicologico, ma per dire chiaramente come stanno le cose. E le cose stanno cosi. Sono molti i giovani provenienti dall'Africa che oggi vivono nei campi di raccolta italiani che sono affetti da questa patologia, e personalmente ritengo che sia fondamentale una profilassi medica accurata prima di trasferirli nelle città e nei nostri paesi. Non è razzismo ma semplice costatazione di un fatto: le politiche di immigrazione italiana fanno acqua da tutte le parti e il settore della prevenzione sanitaria non è purtroppo da meno.

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