"E liberaci dal male" - Nuovo scandalo, trema il Papa. Tutta la verità sulla suora-spia
Mercoledì, 29 febbraio 2012 - 15:17:00
Un nuovo temibile scandalo pende sul Vaticano minacciando di rivelare oscuri segreti che legano la Chiesa ad alcuni dei fatti più agghiaccianti del dopoguerra ad oggi. In "E liberaci dal male", (Aliberti, 12 euro), Antonio Parisi parla, documentando, di una potentissima suora che sarebbe stata amica di Licio Gelli, il Gran Maestro della Massoneria italiana che costruì un apparato di potere occulto.
La suora è il segretario Generale di un organismo della Cei che raccoglie 16 mila sacerdoti italiani associati, un piccolo esercito. Secondo Parisi la suorina, alcuni mesi fa, avrebbe guidato un blitz in compagnia di un falso generale della Guardia di Finanza e di un noto truffatore internazionale arrestato in Germania e membro della commissione Mitrokhin, per tentare di appropriarsi di documenti da un archivio riservato della Santa Sede per poi ricattare un cardinale di primissimo piano.
La religiosa, dopo il tentativo andato a vuoto, avrebbe stretto rapporti con il falso generale divenuto factotum dell'organismo della Cei. Guai a criticare il generale, protetto dalla suorina, o a cercare di scoprirne il passato (in realtà non appartiene ad alcun corpo o servizio dello Stato Italiano). La vendetta della religiosa è caduta sulla testa di un agente dei Sisde, l'ex colonnello dei Carabinieri Fausto del Vecchio.
L'agente, già conosciuto alle cronache per le indagini su lui condotte dal Pubblico Ministero di Potenza Woodkcoc, ha predisposto un appunto su Suora vera e Generale fasullo. Consegnata la lettera-informativa alla Cei, Del Vecchio, invece che un ringraziamento, si è visto dichiarare indesiderabile dalla Santa Sede...
Leggi il capitolo tre del libro "E liberaci dal male", in cui viene svelata l'identità e i maneggi della potentissima suora
La religiosa, dopo il tentativo andato a vuoto, avrebbe stretto rapporti con il falso generale divenuto factotum dell'organismo della Cei. Guai a criticare il generale, protetto dalla suorina, o a cercare di scoprirne il passato (in realtà non appartiene ad alcun corpo o servizio dello Stato Italiano). La vendetta della religiosa è caduta sulla testa di un agente dei Sisde, l'ex colonnello dei Carabinieri Fausto del Vecchio.
L'agente, già conosciuto alle cronache per le indagini su lui condotte dal Pubblico Ministero di Potenza Woodkcoc, ha predisposto un appunto su Suora vera e Generale fasullo. Consegnata la lettera-informativa alla Cei, Del Vecchio, invece che un ringraziamento, si è visto dichiarare indesiderabile dalla Santa Sede...
Leggi il capitolo tre del libro "E liberaci dal male", in cui viene svelata l'identità e i maneggi della potentissima suora
Si chiama Faci, e sta per Federazione tra leassociazioni del clero in Italia. Presieduta sino a dicembre del 2011 da un monsignore piemontese, Luciano Vindrola, sacerdote buono con unpiglio da gentiluomo d’altri tempi, la federazione ha come suo segretario generale una suora diorigini pugliesi: Lucia Lacandia, professoressa distoria e filosofia, materia che per anni ha inse-gnato nei licei statali italiani.
La federazione è nella sostanza una sorta di sindacato, ma in Faci questa definizione non è particolarmente gradita: preferiscono definirsi come unostrumento di sostegno pratico, giuridico e materiale al clero italiano. L’organismo, che opera in pienasintonia con la Conferenza Episcopale Italiana,tanto che questa ne nomina i vertici, è nato all’iniziodel secolo scorso per opera di un monsignore senese, Nazareno Orlandi, con lo scopo di difendere ilclero italiano, visto che all’epoca sui sacerdoti, in unclima di acceso anticlericalismo, venivano riversateaccuse spesso ingiuste e contraddittorie. Alla Faciaderiscono oggi circa sedicimila sacerdoti, ma anche numerosi laici che si associano contribuendo alla vita della Federazione.
La federazione è nella sostanza una sorta di sindacato, ma in Faci questa definizione non è particolarmente gradita: preferiscono definirsi come unostrumento di sostegno pratico, giuridico e materiale al clero italiano. L’organismo, che opera in pienasintonia con la Conferenza Episcopale Italiana,tanto che questa ne nomina i vertici, è nato all’iniziodel secolo scorso per opera di un monsignore senese, Nazareno Orlandi, con lo scopo di difendere ilclero italiano, visto che all’epoca sui sacerdoti, in unclima di acceso anticlericalismo, venivano riversateaccuse spesso ingiuste e contraddittorie. Alla Faciaderiscono oggi circa sedicimila sacerdoti, ma anche numerosi laici che si associano contribuendo alla vita della Federazione.
Come mi ha raccontato monsignor Vindrola in un’intervista concessamiquesta estate, in occasione della beatificazione dipapa Giovanni Paolo II, ben duecento dei laici gui-dati dall’ex poliziotto Alessandro Cetti e coordinatida Fausto Del Vecchio del Sisde hanno collaborato insieme agli uomini della Protezione civile nell’aiutare e nel prestare soccorso ai pellegrini che affollavano Roma. A latere la Faci ha creato un organismo,la Fraternitas, che gestisce un negozio nel quale sipuò comprare di tutto: dagli abiti ai televisori, dallescarpe ai megafoni per le processioni.
Proprio la possibilità di far partecipare dei laiciha portato però in Faci oltre che persone votate albene della chiesa e dei suoi sacerdoti anche alcuni personaggi che si sono resi protagonisti di vicendeche presentano aspetti degni di una comica di Totò.Ecco i fatti. Qualche tempo fa cominciò a collaborare con la Faci un amico di monsignor Vindrola, ilsindaco di una simpatica cittadina della provincia diTorino, Oulx: Mauro Cassi. Questi presentò a suavolta in Faci un giornalista pubblicista iscritto all’al-bo di Torino, ma vivente in Emilia Romagna, NelloBoni, consulente della Commissione di inchiestaparlamentare Mitrokhin3 ma reduce da una brutta avventura ai tempi di Tangentopoli. Boni, arrestato edetenuto in Germania a Ulm (Stoccarda) per oltrequindici mesi, accusato e condannato per riciclaggiodi cinquanta miliardi provenienti da politici italiani, in una sorta di catena di sant’Antonio, portò in Facital Carlo Forghieri: uomo che, secondo uno scritto indirizzato da Del Vecchio alla Conferenza episco-pale italiana, amava farsi passare addirittura pergenerale della Guardia di Finanza. Di questo docu-mento, consegnatoci in copia dall’agente del Sisde,siamo stati da lui autorizzati all’uso.
Proprio la possibilità di far partecipare dei laiciha portato però in Faci oltre che persone votate albene della chiesa e dei suoi sacerdoti anche alcuni personaggi che si sono resi protagonisti di vicendeche presentano aspetti degni di una comica di Totò.Ecco i fatti. Qualche tempo fa cominciò a collaborare con la Faci un amico di monsignor Vindrola, ilsindaco di una simpatica cittadina della provincia diTorino, Oulx: Mauro Cassi. Questi presentò a suavolta in Faci un giornalista pubblicista iscritto all’al-bo di Torino, ma vivente in Emilia Romagna, NelloBoni, consulente della Commissione di inchiestaparlamentare Mitrokhin3 ma reduce da una brutta avventura ai tempi di Tangentopoli. Boni, arrestato edetenuto in Germania a Ulm (Stoccarda) per oltrequindici mesi, accusato e condannato per riciclaggiodi cinquanta miliardi provenienti da politici italiani, in una sorta di catena di sant’Antonio, portò in Facital Carlo Forghieri: uomo che, secondo uno scritto indirizzato da Del Vecchio alla Conferenza episco-pale italiana, amava farsi passare addirittura pergenerale della Guardia di Finanza. Di questo docu-mento, consegnatoci in copia dall’agente del Sisde,siamo stati da lui autorizzati all’uso.
Ritornando a Cassi, Boni e Forghieri non è datosapere quali erano le loro intenzioni relativamentealle attività da svolgere in Faci. Quello che è certo èche i “tre amici” conquistarono il cuore del segreta-rio generale, suor Lucia. Sia Boni che Cassi, separa-tamente e in due occasioni diverse, mi hanno rac-contato che suor Lucia aveva un desiderio: quello difar diventare monsignor Vindrola vescovo. Le gerar-chie su questo punto però sembravano non esseredisponibili. Sempre stando a un dettagliato raccontofattomi da Boni, con testimonianza regolarmenteregistrata e autorizzata da lui stesso e confermata inaltra occasione anche da Cassi, davanti a testimoni aun tavolino del bar Giolitti di Roma (famoso perchéposto dirimpetto ai gruppi parlamentari dellaCamera dei deputati), suor Lucia avrebbe avuto unapensata che la dice lunga sulla tempra della religio-sa: procurarsi in Vaticano dei documenti da unarchivio riservato, riguardanti alcune chiacchierateoperazioni immobiliari fatte dal fratello (ora morto)di un famoso cardinale curiale, e costringere que-st’ultimo a far sì che Vindrola divenisse vescovo. Il tutto all’insaputa dello stesso presidente della Faci.
Non posso sapere quanto ci sia di vero masempre secondo Boni e Cassi il piano, degno diun’azione dell’agente segreto 007, scattò nellaprimavera del 2010. Ecco cosa testimonia Boninella registrazione:
L’appuntamento di noi quattro era all’ingresso allaCittà del Vaticano di Santa Marta, quello adiacenteall’omonimo albergo interno al piccolo Stato dovesono stati alloggiati i cardinali durante l’ultimoconclave. La squadra era guidata da suor Lucia edera composta da me, Forghieri e Cassi. Forghieri eCassi avevano il tesserino che consente l’accesso in Vaticano, suor Lucia, conosciutissima, non neaveva bisogno, mentre io avrei fatto finta di accom-pagnare suor Lucia a fare degli acquisti nella vicina tabaccheria vaticana per giustificare l’ingresso.Nostro compito era di introdurci in un palazzodove al quinto piano doveva esserci un archivioriservato, diverso da quello storico situato al terzopiano del Palazzo apostolico dove risiede il Papaed è situata la segreteria di Stato.
Ci dividemmo icompiti: suor Lucia, Cassi e Forghieri avrebberoaspettato innanzi al Palazzo, mentre io sarei salitosu con l’ascensore sino al quarto piano dove si fer-mava e poi a piedi sarei montato sino al quintopiano. È quello che feci, ma giunto all’ultimo pianotrovai tutto cambiato. L’archivio non c’era più, hosaputo che a seguito di lavori era stato riservata-mente spostato. Al colmo della sfortuna incontraiun uomo della Gendarmeria che mi chiese cosa stessi cercando e cosa facessi li. Farfugliai unascusa e riscesi senza alcun fascicolo tra la delusio-ne degli altri membri della spedizione. Raccontaitutto. Suor Lucia era seccata e da quel momento sifreddarono i rapporti con me, mentre diventaronosaldissimi con Forghieri. Che divenne una sorta difiduciario di suor Lucia nella gestione di affari edel negozio dove alcuni dipendenti poi mandativia lavoravano in nero.
Ma quali erano gli affari? Difficile dirlo.Forse qualcosa la si può capire leggendo il giàcitato appunto riservato fatto giungere al presi-dente della Cei da Del Vecchio, il quale, comegià detto, frequentava anche lui la Faci da laicocon tessera di iscrizione numero 619282. L’uomo dei servizi, tra l’altro, conferma in alcuni colloqui essere rimasto perplesso nel verifi-care che la struttura della Faci vedeva la pre-senza di affaristi legati ad alcune logge massoniche e alla setta di reverendo Moon, conosciuta all’opinione pubblica a causa del vescovocattolico Milingo che vi aveva aderito.
Del Vecchio, che certo non era uno sprovvedu-to, aveva una sorta di “timore reverenziale” neiconfronti del presidente della Faci, e aveva diffi-coltà a esprimere a monsignor Vindrola le sueperplessità sui personaggi che frequentavano lasede nazionale della Federazione. Un giorno,però, fu proprio Vindrola a chiedere un parere aDel Vecchio su Forghieri. Del Vecchio, colta lapalla al balzo, rivelò che Forghieri non era gene-rale della guardia di finanza e che non apparteneva ad alcun corpo della Repubblica italiana.Come andarono le cose e quello che Del Vecchioscoprì lo lascio raccontare a lui stesso, attraversol’appunto che ho già menzionato, e che il funzionario dei nostri servizi segreti ha sottoscritto einviato alle autorità vaticane e della Conferenza episcopale.
Roma, 9 Settembre 2011Sono Fausto Del Vecchio, sono nato a PignataroInteramna (FR) il 15 Novembre del 1953.Attualmente risiedo a Fiumicino [seguono via diresidenza e numero telefonico di cellulare, nda].Ho due lauree, quella in Sociologia e quella inScienze politiche. Mi sono arruolato nell’arma deicarabinieri nel 1974. Nel 1979 sono transitato nei servizi di sicurezza (Sisde) con la qualifica di fun-zionario. Ho ricoperto nel servizio importanti edelicati incarichi tra i quali: coordinatore delleagenzie di Latina e Frosinone; funzionario respon-sabile sez. criminalità organizzata del centro Roma;funzionario responsabile sez. terrorismo interna-zionale del centro Lazio; coordinatore di Rieti eViterbo; responsabile sicurezza olimpiadi inverna-li centro di Torino; funzionario presso il centro diPerugia.Nel 2006 sono rientrato nell’arma dove sino a mag-gio di quest’anno ho ricoperto il ruolo di comandan-te del nucleo comando del comando carabinieri ser-vizi sicurezza e.v. Nella mia ormai lunga carriera, vissuta sempre inprima linea nella lotta contro il crimine, ho ricevutonumerosi e importanti encomi a livello nazionale einternazionale. A mia domanda nel mese di giugno, sono statoposto in riserva, in attesa di importante e prestigio-so incarico internazionale.
Le mie note caratteristiche sono state superiori allamedia o “eccellente”; mai ho riportato punizioni orichiami di alcun genere, né sono mai stato sospe-so dal servizio. Vero è che sono stato indagato datre Procure della Repubblica per fatti inerenti allamia attività istituzionale, risultando totalmente estraneo ai fatti, tanto da non essere mai stato rin-viato a giudizio; mai ho subito condanne di carat-tere penale o civile, né ho attualmente procedimen-ti penali pendenti.Detto ciò intendo riferire a “chi di dovere” quan-to segue:Nel mese di gennaio di quest’anno mi è stato pre-sentato da amici “tale” Carlo Forghieri qualificato-si come “dipendente” della Federazione delle asso-ciazioni del clero. L’uomo, pur sapendo della miaappartenenza alle forze dell’ordine non intuiva ilmio reale ruolo all’interno delle istituzioni italiane,e mi invitava nel suo ufficio a Roma in piazzaGalamini presso la Faci per presentarmi suor LuciaLacandia, segretario generale della stessa federa-zione.
Non posso sapere quanto ci sia di vero masempre secondo Boni e Cassi il piano, degno diun’azione dell’agente segreto 007, scattò nellaprimavera del 2010. Ecco cosa testimonia Boninella registrazione:
L’appuntamento di noi quattro era all’ingresso allaCittà del Vaticano di Santa Marta, quello adiacenteall’omonimo albergo interno al piccolo Stato dovesono stati alloggiati i cardinali durante l’ultimoconclave. La squadra era guidata da suor Lucia edera composta da me, Forghieri e Cassi. Forghieri eCassi avevano il tesserino che consente l’accesso in Vaticano, suor Lucia, conosciutissima, non neaveva bisogno, mentre io avrei fatto finta di accom-pagnare suor Lucia a fare degli acquisti nella vicina tabaccheria vaticana per giustificare l’ingresso.Nostro compito era di introdurci in un palazzodove al quinto piano doveva esserci un archivioriservato, diverso da quello storico situato al terzopiano del Palazzo apostolico dove risiede il Papaed è situata la segreteria di Stato.
Ci dividemmo icompiti: suor Lucia, Cassi e Forghieri avrebberoaspettato innanzi al Palazzo, mentre io sarei salitosu con l’ascensore sino al quarto piano dove si fer-mava e poi a piedi sarei montato sino al quintopiano. È quello che feci, ma giunto all’ultimo pianotrovai tutto cambiato. L’archivio non c’era più, hosaputo che a seguito di lavori era stato riservata-mente spostato. Al colmo della sfortuna incontraiun uomo della Gendarmeria che mi chiese cosa stessi cercando e cosa facessi li. Farfugliai unascusa e riscesi senza alcun fascicolo tra la delusio-ne degli altri membri della spedizione. Raccontaitutto. Suor Lucia era seccata e da quel momento sifreddarono i rapporti con me, mentre diventaronosaldissimi con Forghieri. Che divenne una sorta difiduciario di suor Lucia nella gestione di affari edel negozio dove alcuni dipendenti poi mandativia lavoravano in nero.
Ma quali erano gli affari? Difficile dirlo.Forse qualcosa la si può capire leggendo il giàcitato appunto riservato fatto giungere al presi-dente della Cei da Del Vecchio, il quale, comegià detto, frequentava anche lui la Faci da laicocon tessera di iscrizione numero 619282. L’uomo dei servizi, tra l’altro, conferma in alcuni colloqui essere rimasto perplesso nel verifi-care che la struttura della Faci vedeva la pre-senza di affaristi legati ad alcune logge massoniche e alla setta di reverendo Moon, conosciuta all’opinione pubblica a causa del vescovocattolico Milingo che vi aveva aderito.
Del Vecchio, che certo non era uno sprovvedu-to, aveva una sorta di “timore reverenziale” neiconfronti del presidente della Faci, e aveva diffi-coltà a esprimere a monsignor Vindrola le sueperplessità sui personaggi che frequentavano lasede nazionale della Federazione. Un giorno,però, fu proprio Vindrola a chiedere un parere aDel Vecchio su Forghieri. Del Vecchio, colta lapalla al balzo, rivelò che Forghieri non era gene-rale della guardia di finanza e che non apparteneva ad alcun corpo della Repubblica italiana.Come andarono le cose e quello che Del Vecchioscoprì lo lascio raccontare a lui stesso, attraversol’appunto che ho già menzionato, e che il funzionario dei nostri servizi segreti ha sottoscritto einviato alle autorità vaticane e della Conferenza episcopale.
Roma, 9 Settembre 2011Sono Fausto Del Vecchio, sono nato a PignataroInteramna (FR) il 15 Novembre del 1953.Attualmente risiedo a Fiumicino [seguono via diresidenza e numero telefonico di cellulare, nda].Ho due lauree, quella in Sociologia e quella inScienze politiche. Mi sono arruolato nell’arma deicarabinieri nel 1974. Nel 1979 sono transitato nei servizi di sicurezza (Sisde) con la qualifica di fun-zionario. Ho ricoperto nel servizio importanti edelicati incarichi tra i quali: coordinatore delleagenzie di Latina e Frosinone; funzionario respon-sabile sez. criminalità organizzata del centro Roma;funzionario responsabile sez. terrorismo interna-zionale del centro Lazio; coordinatore di Rieti eViterbo; responsabile sicurezza olimpiadi inverna-li centro di Torino; funzionario presso il centro diPerugia.Nel 2006 sono rientrato nell’arma dove sino a mag-gio di quest’anno ho ricoperto il ruolo di comandan-te del nucleo comando del comando carabinieri ser-vizi sicurezza e.v. Nella mia ormai lunga carriera, vissuta sempre inprima linea nella lotta contro il crimine, ho ricevutonumerosi e importanti encomi a livello nazionale einternazionale. A mia domanda nel mese di giugno, sono statoposto in riserva, in attesa di importante e prestigio-so incarico internazionale.
Le mie note caratteristiche sono state superiori allamedia o “eccellente”; mai ho riportato punizioni orichiami di alcun genere, né sono mai stato sospe-so dal servizio. Vero è che sono stato indagato datre Procure della Repubblica per fatti inerenti allamia attività istituzionale, risultando totalmente estraneo ai fatti, tanto da non essere mai stato rin-viato a giudizio; mai ho subito condanne di carat-tere penale o civile, né ho attualmente procedimen-ti penali pendenti.Detto ciò intendo riferire a “chi di dovere” quan-to segue:Nel mese di gennaio di quest’anno mi è stato pre-sentato da amici “tale” Carlo Forghieri qualificato-si come “dipendente” della Federazione delle asso-ciazioni del clero. L’uomo, pur sapendo della miaappartenenza alle forze dell’ordine non intuiva ilmio reale ruolo all’interno delle istituzioni italiane,e mi invitava nel suo ufficio a Roma in piazzaGalamini presso la Faci per presentarmi suor LuciaLacandia, segretario generale della stessa federa-zione.
Si notava sin da subito il forte legame tra idue e mi colpiva il fatto che il Forghieri avesse unagrande padronanza degli ambienti e della federa-zione tanto da apparire il vero dirigente responsa-bile della struttura; lo stesso dormiva in Faci e con-sumava i pasti all’interno della Città del Vaticano,usando per gli spostamenti la vettura della federa-zione. «Forghieri» mi diceva la suora per esaltarne ilruolo «è l’uomo della provvidenza. Senza di luisaremmo persi». Successivamente mi veniva fattoconoscere monsignor Luciano Vindrola presidentedella Faci. Poco tempo dopo, nel corso della frequentazionecon Forghieri e Lacandia, ripetutamente venivosollecitato a non stringere eccessivamente i rappor-ti con il presidente Vindrola perché persona «inge-nua e paurosa», prossima al pensionamento, ilquale, a loro dire, frequentava amici di dubbiamoralità che potevano danneggiare la Faci.
Alla mia domanda, rivolta al Forghieri, sull’origine diquelle notizie così particolareggiate su monsignorVindrola, mi rispondeva in maniera ambigua, diappartenere a un non meglio identificato serviziosegreto, di essere in possesso di riservate notizie edi essere capace di controllare telefoni e persone.L’uomo, in maniera ammiccante, in più di un’occa-sione e presenti altre persone frequentatrici dellaFaci, menava vanto del suo “potere” specificandoil suo passato da ufficiale della guardia di finanza.Inutile dire che la mia esperienza, proprio nel set-tore di cui Forghieri si diceva frequentatore, misuggeriva di trovarmi di fronte a un ridicolo manon per questo meno pericoloso millantatore. Aogni buon conto provvedevo a fare una rapidaverifica circa la reale appartenenza, quale dipen-dente o collaboratore a qualsiasi titolo, dell’uomoad apparati e forze dello Stato, avendo confermadella pietosa verità: il Forghieri millantava, poichéera un grande nulla per gli organismi a cui affer-mava di appartenere. Da quel giorno cominciai acanzonarlo nella speranza che la suora capisse chiera il suo collaboratore e amico all’interno di Faci. Quest’ultimo, un po’ risentito del mio sfottò, perdimostrare invece di essere in gamba, un giorno miriferì di aver bonificato i locali della Faci, grazie auna ditta di sua fiducia, alla ricerca di microspiepiazzate, a suo dire, dalla Conferenza episcopaleitaliana che, sempre secondo Forghieri, avrebbevoluto la chiusura della Federazione delle associa-zioni del clero.
Il motivo della presunta azionedella Cei sarebbe stato determinato da un incre-scioso episodio verificatosi all’interno degli ufficidella federazione, da cui Forghieri e suor Luciaavevano scacciato in malo modo due funzionari della Cattolica Assicurazioni intenzionati a stipula-re convenzione con la stessa Faci. L’assicurazione in parola avrebbe indirizzato una forte nota di pro-testa alla Conferenza dei vescovi italiani, a seguitodella quale la Cei avrebbe deciso, sempre secondoil Forghieri, di indagare su Faci. Siccome mi dimo-stravo scettico rispetto alla spropositata reazionedella Cei a fronte del racconto del Forghieri, questiper avvalorare la versione dei fatti e della “bonifi-ca“ effettuata mi invitava a sincerarmi presso lastessa suor Lucia e monsignor Vindrola.Al di là della cattiva impressione suscitata dall’”uomo della provvidenza” di suor Lucia, soste-nuto dal sincero spirito cattolico da cui grazie a Diosono animato e comprendendo la missione di Faci infavore del nostro clero, decidevo di offrire un mioaiuto alla federazione attraverso la fornitura a mie spese di quatrocento magliette e quattrocento cappel-li muniti di logo della Faci-Fraternitas.
Alla mia domanda, rivolta al Forghieri, sull’origine diquelle notizie così particolareggiate su monsignorVindrola, mi rispondeva in maniera ambigua, diappartenere a un non meglio identificato serviziosegreto, di essere in possesso di riservate notizie edi essere capace di controllare telefoni e persone.L’uomo, in maniera ammiccante, in più di un’occa-sione e presenti altre persone frequentatrici dellaFaci, menava vanto del suo “potere” specificandoil suo passato da ufficiale della guardia di finanza.Inutile dire che la mia esperienza, proprio nel set-tore di cui Forghieri si diceva frequentatore, misuggeriva di trovarmi di fronte a un ridicolo manon per questo meno pericoloso millantatore. Aogni buon conto provvedevo a fare una rapidaverifica circa la reale appartenenza, quale dipen-dente o collaboratore a qualsiasi titolo, dell’uomoad apparati e forze dello Stato, avendo confermadella pietosa verità: il Forghieri millantava, poichéera un grande nulla per gli organismi a cui affer-mava di appartenere. Da quel giorno cominciai acanzonarlo nella speranza che la suora capisse chiera il suo collaboratore e amico all’interno di Faci. Quest’ultimo, un po’ risentito del mio sfottò, perdimostrare invece di essere in gamba, un giorno miriferì di aver bonificato i locali della Faci, grazie auna ditta di sua fiducia, alla ricerca di microspiepiazzate, a suo dire, dalla Conferenza episcopaleitaliana che, sempre secondo Forghieri, avrebbevoluto la chiusura della Federazione delle associa-zioni del clero.
Il motivo della presunta azionedella Cei sarebbe stato determinato da un incre-scioso episodio verificatosi all’interno degli ufficidella federazione, da cui Forghieri e suor Luciaavevano scacciato in malo modo due funzionari della Cattolica Assicurazioni intenzionati a stipula-re convenzione con la stessa Faci. L’assicurazione in parola avrebbe indirizzato una forte nota di pro-testa alla Conferenza dei vescovi italiani, a seguitodella quale la Cei avrebbe deciso, sempre secondoil Forghieri, di indagare su Faci. Siccome mi dimo-stravo scettico rispetto alla spropositata reazionedella Cei a fronte del racconto del Forghieri, questiper avvalorare la versione dei fatti e della “bonifi-ca“ effettuata mi invitava a sincerarmi presso lastessa suor Lucia e monsignor Vindrola.Al di là della cattiva impressione suscitata dall’”uomo della provvidenza” di suor Lucia, soste-nuto dal sincero spirito cattolico da cui grazie a Diosono animato e comprendendo la missione di Faci infavore del nostro clero, decidevo di offrire un mioaiuto alla federazione attraverso la fornitura a mie spese di quatrocento magliette e quattrocento cappel-li muniti di logo della Faci-Fraternitas.
Presentavo,altresì, imprenditori che, senza nulla chiedere, spon-sorizzavano la rivista ufficiale della federazione. In occasione, poi, della beatificazione del nostro defun-to pontefice Giovanni Paolo II, mettevo a disposizio-ne alle dipendenze di suor Lucia, per due giorni, due-cento persone dell’Associazione europea operatori dipolizia-protezione civile, utilizzati per l’accompagnoe nell’assistenza per il primo soccorso dei fedeli.L’opera dei volontari, svoltasi con i simboli dellaFederazione, è stata riportata nel “bollettino” dellaFaci. Nulla ho mai chiesto in cambio, ma suor Lucia midiceva che, per dimostrarmi la sua gratitudine, avevapiacere di dotarmi di una “tessera servizi” per l’otte-nimento di rifornimento carburante ed effettuare la spesa al supermarket della Città del Vaticano.Intanto nel mese di giugno il Forghieri si allontana-va da Roma per un periodo di riposo e in tal lassodi tempo ricevevo una telefonata da parte di mon-signor Vindrola, che mi pregava di recarmi alla Faci per comunicazioni urgenti. Giunto sul postotrovavo il presidente il quale, alla presenza delsegretario generale, mi chiedeva notizie sulla pre-sunta appartenenza ad apparati dello Stato o dellaguardia di finanza del signor Forghieri. Non pote-vo non esimermi dal rispondere alla richiesta e cosìfornivo le informazioni in mio possesso.
Alle noti-zie non certo esaltanti ascoltate su Forghieri, mon-signor Vindrola, in maniera accorata eaddolorataredarguiva la suora rimproverandola del fatto chela religiosa usava attribuire al Forghieri il titolo di“generale”. Il presidente aggiungeva poi di sentir-si umiliato dal fatto che lo stesso sedicente genera-le della guardia di finanza in più di una occasione(come gli era stato riferito dal personale internodella Faci) lo aveva apostrofato come un incapace eun cretino… Incredibile a credersi, per me cattolico e uomopronto all’ubbidienza, la suora invece di chiederescusa si rivolgeva in maniera adirata contro il mon-signore difendendo a spada tratta il Forghieri eaffermando contro ogni evidenza per i presenti,che erano gli amici di Forghieri che lo considerava-no appartenente ai servizi italiani e alla guardia difinanza. Naturalmente le affermazioni della suora apparivano a me fuori luogo perché le mie orecchiee quelle di altri testimoni avevano udito ilForghieri più volte millantare la sua appartenza aistituzioni dello Stato italiano, le amicizie potentinella società civile italiana, nelle strutture vaticanee persino in tutte le organizzazioni massonicheoperanti in Europa.
Alle noti-zie non certo esaltanti ascoltate su Forghieri, mon-signor Vindrola, in maniera accorata eaddolorataredarguiva la suora rimproverandola del fatto chela religiosa usava attribuire al Forghieri il titolo di“generale”. Il presidente aggiungeva poi di sentir-si umiliato dal fatto che lo stesso sedicente genera-le della guardia di finanza in più di una occasione(come gli era stato riferito dal personale internodella Faci) lo aveva apostrofato come un incapace eun cretino… Incredibile a credersi, per me cattolico e uomopronto all’ubbidienza, la suora invece di chiederescusa si rivolgeva in maniera adirata contro il mon-signore difendendo a spada tratta il Forghieri eaffermando contro ogni evidenza per i presenti,che erano gli amici di Forghieri che lo considerava-no appartenente ai servizi italiani e alla guardia difinanza. Naturalmente le affermazioni della suora apparivano a me fuori luogo perché le mie orecchiee quelle di altri testimoni avevano udito ilForghieri più volte millantare la sua appartenza aistituzioni dello Stato italiano, le amicizie potentinella società civile italiana, nelle strutture vaticanee persino in tutte le organizzazioni massonicheoperanti in Europa.
A questo proposito qualcosa potrebbe esserci di vero, visto che suor Lucia rac-contava spesso delle sue relazioni con il famosoLicio Gelli maestro venerabile della Loggia masso-nica P2 di cui aveva più volte elogiato, (persino inpresenza di più persone) le doti e le virtù… cristia-ne. In verità delle relazioni di suor Lucia con il Gelli ero già a conoscenza perché più volte diffusala notizia attraverso diversi media operanti anche“on line”. Quello che mi lasciava perplesso, rispet-to a questa questione massonica, era il “coraggio”e la sicurezza della religiosa nel menare vanto della“relazione” con Gelli anche in considerazione del Magistero della Chiesa contraria – giustamente –all’iscrizione dei cattolici alla Massoneria e “pru-dentissima”, immaginavo, nel consentire contattidi sacerdoti e religiosi con le “obbedienze” dei libe-ri muratori e di loro esponenti.Ritornando a quel giorno di giugno in cui ero statoconvocato da Vindrola, Monsignore quella matti-na, a seguito delle notizie raccolte su Forghieri, nestrappava un contratto di lavoro sottopostogli perla terza volta da suor Lucia che pretendeva così diregolarizzare per più anni a venire la posizione inFaci del così detto suo “uomo della provvidenza”.Il presidente della Faci in quell’occasione proibivaa suor Lucia di consentire ulteriormente l’accesso al Forghieri in Faci.
L'AUTORE
Antonio Parisi, giornalista, è nato in provincia di Taranto e vive a Roma. Ha diretto, succedendo a Ruggero Orlando, l'emittente nazionale Rete Mia e, per due anni, il quotidiano "il Meridiano". Ha firmato diversi scoop sui più importanti settimanali italiani, ritrovando, tra gli altri, i documenti inediti in cui Pio XII difendeva gli ebrei durante la persecuzione nazista. Da anni segue il caso della morte di Edoardo Agnelli, ed è stato al centro della clamorosa puntata de La Storia siamo noi sulla vicenda. E' considerato un esperto della storia delle grandi dinastie che hanno regnato e regnano tuttora in Europa e nel mondo.
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