DEL PENSIERO E DELLA SUA QUIETE - CARTA E PENNA EDIZIONI
Ricchezza in
abbondanza
Siamo un paese di poveri. Solo lo 0,8% dei contribuenti dichiara al
fisco un reddito superiore ai 100.000 euro all’anno (notizia riportata su Il
Sole 24 ore in data 12 Giugno 2007).
Di “mercanti di idee pronti a scambiarle col miglior offerente a seconda dei
malloppi promessi” ne vengono sfornati a iosa dalla nostra società della
comunicazione.
Il loro parlare è intricato, sbrigativo, veloce, pieno di acronimi che
capiscono solo loro. E quando sorge un’incomprensione ammettono con garbo che
“c’è stata cattiva comunicazione”. Come se il canale entro cui si sarebbe
svolta la comunicazione avesse presentato dei segnali di disturbo o di cattiva
ricezione. Quasi, così, che il parlare tra persone si sia impoverito al punto
tale che venga inteso dal ricevente come una pura decodifica di segnali e di
suoni. Ma, qui, non siamo in cibernetica (la quale tratta di automi), ma più
specificatamente in ambito di rapporti e di relazioni (umane).
Una parola senza respiro non sa dar ali ad un discorso, comporta
desolazione, genera per lo più distacco e disaffezione.
Chissà cosa avrebbe detto a questo proposito monsignor Della Casa nel
suo famoso Galateo?
Eppure sì, è forte il parlare di trasparenza etica di questi tempi. Tanto
che sulla stampa capita anche di considerare analisi quale quella svolta da
Piero Luigi Vigna, già Procuratore Nazionale Antimafia, e comparsa su Il
Giorno in data 7 Giugno 2007 dal titolo Affari di mafia in
doppiopetto. E’ dato scorgere dall’esposizione qui espressa che: “(…)
un chilogrammo di cocaina, pura, acquistato in Colombia, per 1.200 euro, viene
poi ‘tagliato’ trasformandolo in circa cinque chilogrammi e che un grammo della
sostanza è venduto, ora, a 40-50 euro”. Conti alla mano: 1.200 euro di spesa,
così ‘investiti’, fruttano qualcosa come 40-50 x 1.000 x 5=
200.000-250.000 euro.
Di libri in merito a tutto questo ne esistono molti. Citiamone solo
alcuni: V.Packard, I persuasori occulti, Einaudi, Torino, 1958 e
1989; Censis, Il peso dell’illecito sul paese Italia, Franco Angeli,
Milano, 1988; Censis, Contro e dentro. Criminalità, istituzioni, società,
Franco Angeli, Milano, 1992 e N. Tranfaglia, La mafia come metodo,
Laterza, Roma-Bari, 1991.
L’immaginario collettivo costruito ad arte per vendere di tutto e di
più è chiaramente l’alveo entro cui si svolge tale scena e la sua elaborazione
continua e messa in opera per trarne il massimo profitto gode ovviamente del
massimo rigore e della più meticolosa attenzione (pur se chiaramente si sta
parlando di qualcosa di oltremodo ricercato e meramente artefatto).
Ora, che su ansa.it in data 31 Maggio 2007 venga data notizia
che uno studio del C.N.R (Centro Nazionale delle Ricerche) abbia individuato
tracce di cocaina nell’aria di Roma e sul sito di RaiNews24, riguardo il
giorno 1° Febbraio 2007, si legga che il ministro dell’Interno, Giuliano Amato,
recatosi a Napoli per fare il punto sul patto per la sicurezza, abbia affermato
che in Italia c’è “un consumo gigantesco di cocaina” e “una spaventosa domanda
di cocaina”, non sembra neanche più stupire.
Persone in evidente stato mentale alterato, da sostanze (si dice)
o da chissà quant’altro ancora, le si incrocia non solo nelle discoteche, ma a
volte capita anche di sentirsi urlare dietro da questi persino per le strade
dei nostri paesi.
Eppure parlare con una persona “fatta”, in questo modo, in ipotesi, è
chiaro che è difficile capire come poi si possa arrivare a stabilire un
‘dunque’.
Così è normale che oggi i mezzi di comunicazione più diffusi
(televisione in primis, ma anche i giornali non sono da meno) anziché
soffermarsi sulle acute analisi svolte in vari periodi da parte di noti
sociologi del nostro paese, quali ad esempio Achille Ardigò, Alessandro Cavalli
e Pino Arlacchi, preferiscano contattare per avere chiavi di lettura e di
interpretazione più immediate, strettamente cliniche e ad personam per
questa nostra ‘società liquida’ (come la definisce il sociologo polacco
Zygmunt Bauman), niente di meno che gli stessi psichiatri, quindi dei medici.
Una volta c’era Charlie Chaplin che tra sé considerava che: “un
giorno senza un sorriso è un giorno perso”. Invece qui sembra che accresca
il gusto per il macabro, il patologico e per tutto quello stile noir che
oggi va così tanto di moda.
Così si può forse dire, …almeno noi…
Altro che film dell’orrore, qui ci voleva ancora Alberto Sordi per
interpretare al meglio quest’italietta così tanto ingessata che, così imbevuta
di sensazioni, ha persino perso il gusto per lo stupore e di fronte alla
normalità resta quasi attonita.
Un pensiero però di fronte a tutto questo cercare di arrangiarsi c’è e
viene spontaneo, quasi immediato. Esso vale per tutti, giovani o vecchi che si
sia, ricchi o poveri che si sia, dentro o fuori. Un pensiero c’è, anche se può
sembrare apparentemente ovvio e scontato. Esso è il titolo di un libro di Anna
Maria Cànopi e ha la seguente dicitura: “Ogni giorno sorgerà il sole”.
Questo non è un monito, ma è un principio di vita, un richiamo alla
vita, e, magari, anche un ritorno a credere e riconsiderare che, in fondo, “i
programmi contano, ma le persone di più”.
[lavoro scritto con Lorenzo Croce,
da Alpes, agosto 2007, n. 8, p.10]
Nessun commento:
Posta un commento