mercoledì 11 novembre 2015

CONOSCIAMO DOSTOEVSKJJ


Fëdor Michajlovič Dostoevskij nasce a Mosca l'11 Novembre 1821. Secondo di otto figli, la sua infanzia viene presto stravolta da due tragici incidenti che si consumano nell'arco di due anni. A soli 16 anni la madre, a cui era tanto affezionato e grazie alla quale si avvicinò per la prima volta alla letteratura, viene a mancare a causa del progredire della malattia che da tempo la affliggeva. Quella madre così presente e così affettuosa, uno dei pochi punti di riferimento di un ragazzo inquieto, d'un tratto era svanita scaraventando il giovane Dostoevskij in una situazione di instabile inquietudine e timore. Due anni dopo il padre viene ucciso probabilmente dai contadini che lavorano per lui. È in questa occasione che Dostoevskij ebbe la sua prima crisi epilettica. Malattia che lo perseguiterà per il resto dei suoi giorni. L'epilessia è una condizione cronica neurologica caratterizzata da improvvisi e quasi fulminei ( poiché di solito le ''crisi'' durano poco meno di un minuto ) attacchi che disturbano la normale funzionalità del sistema nervoso.
Dostoevskij decide ben presto di lasciare l'impiego militare che aveva ottenuto studiando ingegneria militare per dedicarsi interamente alla sua vera passione: la letteratura. Così, nel 1846, pubblica il suo primo libro intitolato ''Povera Gente'' in cui emerge uno dei temi principali di tutta la letteratura esistenzialista di Dostoevskij: la sofferenza dell'uomo escluso e incompreso dalla società che lo circonda.
Un altro evento significativo che segnerà l'intera produzione letteraria di Dostoevskij è il suo arresto per presunta cospirazione nei confronti dello Zar e la sua relativa grazia sul punto di morte.
La pena di morte infatti venne tramutata in lavori forzati in Siberia a tempo indeterminato (circa 5 anni effettivi) quando ormai Dostoevskij era già sul patibolo. Spesso e volentieri infatti questa esperienza ritornerà nei suoi libri. Per esempio in ''Delitto e Castigo'', uno dei capolavori letterari della seconda metà dell'800 (a mio parere), Dostoevskij fa rivivere i sentimenti che provò proprio durante quei momenti: ''Dove mai ho letto che un condannato a morte, un'ora prima di morire, diceva o pensava che, se gli fosse toccato vivere in qualche luogo altissimo, su uno scoglio, e su uno spiazzo cosí stretto da poterci posare soltanto i due piedi, - avendo intorno a sé dei precipizi, l'oceano, la tenebra eterna, un'eterna solitudine e una eterna tempesta, e rimanersene cosí, in un metro quadrato di spazio, tutta la vita, un migliaio d'anni, l'eternità, - anche allora avrebbe preferito vivere che morir subito? Pur di vivere, vivere, vivere! Vivere in qualunque modo, ma vivere!… Quale verità! Dio, che verità! È un vigliacco l'uomo!…''
Ritengo che ognuno debba avvicinarsi ed esplorare il mondo di Dostoevskij di sua spontanea volontà. È un autore molto particolare ed enigmatico (se così si può definire)  ma credo anche che sia uno di quegli autori con cui, se si riesce a instaurare una sorta di sintonia, si possa raggiungere un universo completamente nuovo lontano dalla classica monotonia stagnante che ci circonda.

DI VERONICA GABELLI

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