martedì 13 ottobre 2015

ECCO DI COSA ACCUSANO MANTOVANI



Il vicepresidente della Giunta regionale lombarda ed ex assessore alla Sanità Mario Mantovani è stato arrestato con le accuse di concussione, corruzione aggravata e turbata libertà degli incanti, nell’ambito di un’indagine della Procura di Milano. Nell’ambito della stessa inchiesta è indagato per turbativa d’asta anche l’assessore all’Economia della Regione Lombardia Massimo Garavaglia, ex parlamentare della Lega. Con Mantovani, arrestato in qualità di senatore, sottosegretario di Stato, assessore regionale alla Salute e sindaco di Arconate all’epoca dei fatti contestati, la guardia di finanza ha arrestato il suo collaboratore Giacomo Di Capua e un ingegnere del Provveditorato alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria, Angelo Bianchi. Quest’ultimo era già stato arrestato nel 2008 per un caso di presunti appalti truccati in Valtellina e successivamente rinviato a giudizio con altri nel 2012. Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Stefania Pepe, su richiesta del procuratore aggiunto Giulia Perrotti e del pm Giovanni Polizi. Per il gip, i tre arrestati hanno dimostrato «una spiccata capacità criminale» e una «propensione alla violazione delle regole». Ci sono anche altri 12 indagati che «hanno concorso a vario titolo nei reati». La Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni e sequestri di documenti nelle province di Milano, Pavia, Varese, Vercelli e Rimini, negli uffici degli indagati nella sede della Regione Lombardia e in 9 abitazioni e 17 enti e società. I fatti sarebbero stati commessi fra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014, quando Mantovani era senatore, sindaco di Arconate e assessore alla Salute della Lombardia.

L’architetto «amico»

Secondo il pubblico ministero Giovanni Polizzi, Mantovani avrebbe sfruttato l’influenza derivante dalle sue numerose cariche per pilotare alcune gare d’appalto nel settore sanitario, favorendo liberi professionisti in concorso con altri pubblici ufficiali e ottenendo in cambio «mazzette» non sotto forma di denaro, ma di prestazioni di professionisti. Per esempio, avrebbe ottenuto che i lavori di ristrutturazione di alcuni immobili di sua proprietà venissero realizzati da un architetto «amico», Gianluca Parotti, che in cambio avrebbe ottenuto alcuni incarichi pubblici e vinto alcune gare d’appalto. Dal restauro di Villa Clerici di Rovellasca a Cuggiono alla ristrutturazione di un fabbricato a fini abitativi ad Arconate, alla progettazione di palazzine residenziali nello stesso Comune, alla presentazione di un permesso per costruire in sanatoria la casa di riposo Opera Pia Castiglioni Villa La Gioiosa a Cormano: sono dodici le prestazioni professionali che sarebbero state ricevute da Mantovani da parte dell’architetto Parotti a titolo sostanzialmente gratuito in cambio, secondo gli inquirenti, della sua sponsorizzazione presso stazioni appaltanti pubbliche per quattro gare.
Trasporto dializzati: gara da 11 milioni
L’accusa di turbativa d’asta deriva dal fatto che Mantovani avrebbe contribuito a pilotare gare pubbliche relative tra l’altro al trasporto di pazienti dializzati, all’edilizia scolastica e alle case di riposo. Nell’elenco sono finiti anche la casa di riposo Opera Pia Castiglioni a Cormano e la struttura di Casorezzo, di cui Mantovani è socio, appartamenti e uffici ad Arconate, la cascina dove abita il politico e immobili di alcuni familiari. In particolare, la gara d’appalto indetta da un’aggregazione di Asl lombarde per l’affidamento del servizio di trasporto di malati avrebbe un valore di circa 11 milioni di euro. Altro capitolo dell’indagine è l’acquisto per un prezzo esiguo, secondo gli investigatori, da parte di una società riconducibile a Mantovani di un terreno edificabile del Comune di Arconate (di cui Mantovani era sindaco), oltre alla successiva aggiudicazione di un projet financing per la costruzione di una residenza sanitaria per anziani. Le indagini avrebbero accertato come Mantovani nei suoi vari ruoli politici avrebbe beneficiato di una serie di utilità personali, oltre ad avvantaggiare persone che facevano parte del suo entourage politico.
Le pressioni sul provveditore
Soprattutto, gli inquirenti puntano il dito sulle pressioni che Mantovani avrebbe esercitato sul provveditore delle opere pubbliche della Regione Lombardia e Liguria, Pietro Baratono, al fine di far reintegrare e «rendere» tutte le deleghe che erano state limitate al funzionario Angelo Bianchi, coinvolto in un procedimento alla Procura di Sondrio. L’indagine è nata dalla denuncia di Alfio Leonardi, dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in servizio presso il Provveditorato alle Opere Pubbliche della Lombardia e della Liguria. Bianchi era stato arrestato nell’ottobre 2008 in qualità di funzionario del Provveditorato alle Opere pubbliche lombarde nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Sondrio su una serie di presunti appalti truccati in Valtellina. E nel dicembre 2012 era stato mandato a processo assieme ad un’altra ventina di persone. Proprio Leonardi aveva firmato un ordine di servizio per rimuovere Bianchi.

Nessun commento: