sabato 14 aprile 2012

IL CIOCCOLATO CIBO PER GLI DEI, VELENO PER NOI?



Il cioccolato, cibo per gli dei, veleno per noi?*
Coincidenze.
Una mattina di fine ottobre del 2008, dopo una notte agitata (e non succedeva da diverso tempo), decisi di eliminare dalla mia alimentazione il cioccolato. Da qualche settimana non avevo più mangiato nonostante ogni giorno mi ammiccasse da cioccolaterie, bar, pasticcerie, cartelloni pubblicitari, erboristerie, articoli di giornali, libri sulle delizie dei dolci al cioccolato dalla lucida copertina marrone.
La sera prima, al supermercato, avevo visto la mia mano allungarsi su di una tavoletta di quelle al 70% di cacao e quel gesto non mi aveva stupito, anzi mi ero detta di meritare un po’ di gratificazione. Avevo sistemato alcune questioni importanti e mi accingevo a raggiungere una cara amica spagnola in Inghilterra per qualche settimana. L’attivismo degli ultimi tempi si stava allentando e forse non volevo abbandonare quello stress vitale oppure l’incognita di una convivenza mai provata mi causava una certa tensione, che quel cacao avrebbe provveduto ad allentare.
Sembra una contraddizione ma non lo è: gli alcaloidi (caffeina, teofillina, teobromina, nicotina e cocaina, contenuti in caffè, te, cacao, tabacco e foglie di coca) hanno la virtù di promuovere la respirazione e cioè riequilibrare, in quel momento, lo stato del sistema nervoso, così se siamo giù, depressi, inattivi, distratti, ci tirano su, cioè ci svegliano e se siamo troppo tesi e stressati, con il diaframma rigido come una tavola di marmo, vicini ad un attacco di panico, e cioè non respiriamo, ci calmano perché ci permettono di respirare. Sono tutte sostanze bronco dilatatrici.
La cocaina, contrariamente a quanto si potrebbe supporre, calma il tossicodipendente e fa cessare le sue crisi convulsive; il Ritalin –che è una anfetamina – calma i bambini iperattivi.

Dunque quella sera mi gratificai con qualche quadratino di cioccolato e la mattina riflettendo sulla qualità della notte e su come mi stavo sentendo al risveglio, presi la decisione di non mangiarne più, come per altro fanno da decenni macrobiotici, vegetariani e vegani.
Annunciare ad una spagnola la decisione di non magiare più cioccolato è come dire a un napoletano che la pizza è veleno. Gli spagnoli importarono per primi i semi di cacao che Cortez aveva conosciuto grazie alla gentilezza di Montezuma. Le nobildonne spagnole bevevano cioccolata anche prima della comunione dato che la Chiesa, dopo un primo rifiuto del nuovo cibo americano, decretò che si trattava di una bevanda e che non avrebbe interrotto il digiuno rituale. Poi se ne appropriarono i fiorentini, e tedeschi e i francesi. Gli svizzeri alla fine dell’’800 inventarono il cioccolato al latte e nei puritani Stati Uniti d’america il cioccolato arrivò molto tardi.
Le avevo detto “ ..se il cioccolato è cibo degli dei…non può essere per noi che non siamo dei.. se Maya e Aztechi lo ritenevano cibo sacro e preparavano bevande particolari (chiamate xocolat) per le cerimonie religiose…bisogna stare attenti, sai come sono gli dei, se tu non li rispetti e vuoi prendere il loro posto ci sono sempre conseguenze negative…non per niente i greci antichi avevano una parola molto precisa per esprimere questo concetto.. la hybrs, il peccato di hybris era punito molto severamente dal destino..”.
Trascorsi 3 settimane inglesi cercando informazioni e registrando la quantità di cioccolato che gli inglesi mangiano ad ogni ora e per ogni occasione. In quei giorni venni a sapere della morte di 850 cani inglesi nell’anno 2007 ai quali i padroni ignari avevano dato del cioccolato. I cani non metabolizzano la teobromina, alcaloide contenuto nel cacao, e ne muoiono.
Poi arrivò il giorno in cui decisi di recarmi a Londra e quel giorno successe una cosa che mi impressionò. Passeggiando nelle vie adiacenti al British Museum, mi fermai di fronte ad una piccola libreria che aveva esposti all’aperto alcuni usati libri al costo di una sterlina ciascuno. Poiché non conoscono l’inglese era improbabile che ne avrei acquistato uno eppure mi avvicinai e ne scelsi uno a caso….ma quale sorpresa nel vedere che si trattava di un libro in lingua spagnola sulle tradizioni Maya! Lo acquistai emozionata: in quelle pagine vi era proprio il riferimento preciso alle bevande sacre preparate con i semi di cacao. Una forte coincidenza.
La leggenda
La leggenda del cioccolato è storia tragica. Si narra di una principessa india che preferì farsi torturare ed uccidere pur di non rivelare dove si nascondeva il tesoro del marito partito per la guerra. Dal sangue della fedele sposa nacque l’albero del cacao i cui semi sono amari come le sofferenze dell’amore e rossi per via del sangue versato.
Quando gli spagnoli giunsero nel nuovo continente Montezuma, il re Azteco, aveva creduto fossero dei e offrì loro, tra gli altri doni, i semi di cacao. Scoprì invece la ferocia di quei conquistatori che uccisero decine di milioni di indios nei modi più crudeli e stuprarono le donne.
I venditori di cioccolato oggi arricchiscono i loro articoli, i libri e i redazionali di grandi nomi del passato per dare lustro al loro prodotto. Ma la vita dei loro testimonial ha sempre un risvolto tragico.
Le Preziose, le nobildonne francesi che dalla metà del seicento sino alla fine del settecento resero celebri i loro salotti, erano grandi consumatrici di cioccolato. Però soffrivano di insonnia e di varie malattie e ricevevano a letto tra tendaggi e baldacchini perché non erano mai in salute. Tutto quel cioccolato le aveva avvelenate!
Ma lo consumavano Mozart e Goethe, scrivono i produttori di cioccolato!
Mozart morì probabilmente a causa della tubercolosi, malattia endemica in Europa dal ‘700 con picco massimo nell’800, e così fu per Goethe.
Mozart visse 36 anni continuamente malato e sofferente anche di crisi depressive, e poiché la depressione toglie il respiro, come la tubercolosi, si può comprendere che i due grandi consumatori di cioccolato ne traessero vantaggi momentanei.
Aveva ragione il grande medico e naturalista svedese Linneo(1707-1778) che diede alla pianta il nome di Teobroma Cacao (bevanda degli dei), che la prescriveva in caso dipolmoniti e problemi respiratori! La teobromina seda la tosse meglio di ogni altra sostanza, scrive Mario Milco D’Elios, del Dipartimento di medicina interna Università degli Studi di Firenze in Cioccolata, alimento del gusto, della salute e del piacere, prodotto dalla Accademia italiana della cucina, casa editrice Bonechi, 2006.
Madame Bovary, l’indimenticabile creatura di Gustav Flaubert, doveva bere al risveglio la sua tazza di cioccolata; l’abbiamo amata ma forse nessuno ha immaginato per lei una fine diversa da quella tragica del suicidio.
La giovane americana autrice di Cioccolata a colazione, romanzo di grande successo negli anni ’30 del secolo scorso, si suicidò a 26 anni. Cioccolata a colazione è il cibo di una società ricca e viziata, priva di valori e umanità dalla quale la giovane donna volle separarsi definitivamente.
In Chocolat, film tratto dal romanzo omonimo, la protagonista di sangue indio, sempre stimolata dallo spirito della madre, offre con oculatezza piccole dosi di cioccolato (niente a che vedere con il consumo di cioccolato industriale a qualsiasi ora della giornata) che hanno effetti terapeutici; diversamente dall’epilogo felice del film (amore e famiglia) riprende il suo cammino di guaritrice itinerante.
Nel seme dell’albero del cacao vi è un segreto, un mistero che gli Aztechi e i Maya conoscevano, ma che non dissero ai loro invasori. Solo l’ inconscio degli artisti lo avverte e associa il cioccolato al dramma.
I componenti del cacao e i suoi effetti tossici 
I semi di cacao, con i quali si prepara il cioccolato, contengono caffeina e teobromina entrambe sostanze alcaloidi come nicotina, teofillina e cocaina. Le sostanze alcaloidi possiedono forti azioni fisiologiche su uomini e animali; sono molto velenose e non vi è dubbio che qualsiasi alcaloide esercita un’azione stressante sul corpo. Sono particolarmente tossiche per le strutture nervose e prolungano la vita di molti ormoni tra cui l’adrenalina. Le molecole contenute nel cioccolato e nel caffè, le metilxantine, nuocciono alla parete gastrointestinale, procurando da lievi a profonde irritazioni che si traducono in gastriti e ulcere.
“I veleni contenuti in cacao e caffè sono degli stimolanti e attaccano nervi, reni, stomaco, intestini, sangue, etc. Il corpo cerca di eliminarli e così facendo spende energia che viene deviata dal processo di eliminazione naturale dell’organismo. Di fatto essi provocano una euforia artificiale. Ne consegue che il corpo fa di tutto per espellerli. In ciò consiste la stimolazione.
Essa sembra dare forza ma in realtà la riduce. I nervi finiscono per essere scossi e ne consegue insonnia, fatica nervosa, snervamento, instabilità dei nervi a fronteggiare le contrarietà, vulnerabilità dell’intero sistema nervoso che comanda meno bene tutte le altre funzioni organiche. Quando si assesta una frustata ad un cavallo stanco non si creda che questo colpo di frusta gli dia forza anche se il cavallo è costretto a riprendersi. E’ nel suo consumo che si manifesta l’energia, mai nella sua accumulazione. (omissis). Tutti questi veleni vengono neutralizzati dal fegato che alla fine si logora, si intasa e crolla. Allora ci si ritrova con il mal di testa, mente fiacca, pessimismo,inappetenzasonno leggero e agitato.” La guida del principiante, Discipline della salute naturale - i Veleni. www.hygienisme.org.
Per chi ha una alimentazione molto proteica e pertanto ha una forte presenza di ammoniaca nel sangue (quando urina e feci sono maleodoranti), il cattivo funzionamento di fegato e reni equivale a impossibilità di liberare il corpo da quella sostanza. L’ammoniaca è fortemente tossica e aggredisce tutti gli organi e il sistema nervoso contribuendo a privare i nervi di mielina, la sostanza che li ricopre e li protegge, ed è pericolosissima per il cervello che non può difendersi da questo veleno.
L’ammoniaca causa stanchezza, mal di testa, pessimismo e allora bisogna ricorrere ad un’altra dose di sostanza eccitante. Un’altra dose di cioccolato e l’ennesimo caffè. La perdita di mielina conduce nel tempo alle malattie del cervello-sistema nervoso.
Gli stimolanti del sistema nervoso ci portano direttamente tra le braccia delle malattie della vecchiaia.
Il cacao contiene anche altre sostanze psicoattive. Troviamo serotonina, feniletilamina ( con proprietà amfetamino-simili) fenilalanina e tirosina ( precursori di dopamina e noradrenalina). Recenti ricerche hanno individuato anche la presenza di anadamide, una sostanza cannabinoide con effetti simili alla marjuana e all’hashish.
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Disforia Isteroide
Chi sono oggi i forti consumatori di cioccolato? Si chiede Pier Luigi Cabras del dipartimento di neurologia e psichiatria Università di Firenze in Cioccolata, alimento del gusto, della salute e del piacere, op cit.
Sono gli affetti da Disforia Isteroide e cioè coloro che
1) Non tollerano il rifiuto personale con particolare riferimento a rifiuti nell’area sentimentale;
2) Al rifiuto seguono sensi di fallimento e rabbia verso il rifiutante e tutto il mondo;
3) La risposta disforica è associata a ipersonnia, iperfagia, desiderio irresistibile di cibi dolci con particolarissima predilezione per il cioccolato.
4) Stima di sé strettamente e costantemente dipendente dall’altrui approvazione;
5) In questo soggetti è relativamente presente l’uso dell’alcool tranquillanti marijuana, ma l’assunzione di cioccolata domina la scena;
6) Frequente usi di stimolanti, soprattutto anfetamine;
7) Sono soggetti per lo più soprappeso che si sottopongono a diete ripetute, frustranti e senza esito;
8) Manifestano e soprattutto dichiarano una estrema affaticabilità.
Ma i consumatori di cioccolato si trovano anche tra coloro che soffrono di Disturbo di Controllo degli Impulsi (fenomeno collaterale della Depressione) i quali possono presentareacquisto e furto compulsivo, la tendenza all’autolesività, l’uso compulsivo dell’alcol, il gioco d’azzardo e l’irresistibile compulsione verso la cioccolata.
Indagare sul desiderio di cioccolato ci porta a svelare condizioni di tristezza e di insoddisfazione che non vengono affatto curate dal cioccolato, vengono solo temporaneamente alleviate sino a che non si instauri una vera e propria dipendenza con il pericolo di una forte intossicazione e un continuo peggioramento della salute.
Il cibo della crisi
Il cacao consumato come un qualsiasi alimento e non come un potente farmaco non è solo il falso amico della crisi personale, individuale, ma anche di quella collettiva.
Giornali e internet riportano i dati dell’aumento straordinario della vendita e del consumo di cioccolato nelle feste della crisi di fine 2008, che ci traghettano al successivo 2009, ormai considerato un anno di straordinarie difficoltà.
Il mercato del cioccolato ha cifre rilevanti. In USA è di 12 miliardi di dollari annui; nelle feste del 2008, è aumentato del 10%. Gli Svizzeri consumano in media 10 chili di cioccolato all’anno e gli Italiani 4, ma secondo le proiezioni dei produttori potrebbero aumentare di parecchio vista la crisi imminente
Le industrie europee hanno visto crescere la vendita dei loro prodotti anche del 40% negli ultimi anni e sono le più floride tra quelle della vecchia Europa.
Il mercato del cioccolato si avvale del lavoro per 12-14 ore al giorno di decine di milioni di bambini dai 6 ai 14 anni, schiavi nelle piantagioni africane e indonesiane, come da anni denunciano le associazioni in difesa dei bambini e del lavoro minorile nel mondo.
Milioni di bambini schiavi per drogare e rendere obesi milioni di bambini dei paesi ricchi poi curati per le alterazioni del sistema nervoso da farmaci anfetaminici come il Ritalin, che licalma (11 milioni in USA i bambini trattati con psicofarmaci, 60.000 in Italia).
Il cibo porta con sé l’energia di chi lo produce, di chi lo vende, non è solo un insieme di molecole con certe proprietà chimiche.
Ecco come il sito internet Torinolibri.it invita genitori e amici ad acquistare 2 libri per i più piccoli dai 3 ai 6 anni dai titoli: Mi piace il cioccolato e Tre storie per bambini.
..Ho scelto proprio un uovo di cioccolato! Mi piace il cioccolato! (il libro) è un inno alla bontà del cibo degli dei e del suo essere benefico in mille occasioni( quando i grandi urlano o quando si prende un brutto voto a scuola, solo per fare due dei tanti esempi che grandi e piccini conoscono) E i vostri piccoli con quale stile mangiano il cioccolato? C’è lo stile Perbenino, Catapulta, Sbrodoloso..E’ sicuramente un libro scritto e illustrato da due golosoni perché il testo e le illustrazioni sono in perfetto equilibrio nell’esprimere un tributo alla cioccolatitudine.
Ma nelle uova di Pasqua c’è la sospresa. Eccola! Un altro libro, naturalmente. Sono Tre storie per bambini. L’autrice è considerata la principale poetessa americana del dopoguerra
Silvia Plath consumava molto cioccolato, morì suicida a 31 anni. Era molto malata. Spesso non riusciva a respirare immobilizzata da una furia che le bloccava l’esofago. Soffriva di attacchi di panico e depressione.
Endorfine
Endorfine, parola magica che apre le porte al consumo di qualsiasi prodotto ne garantisca la produzione, dal Viagra al cioccolato sotto ogni forma, anche in creme per il corpo e oli per il bagno.
Dal piacere ci si stacca a fatica perché quando si prova piacere si respira bene.
Ma allora basterebbe respirare e il piacere sarebbe a portata di mano, gratuitamente.
Lo ha dimostrato il dott. Wilhelm Reich, iniziatore di tutte le pratiche psico-fisiche negli anni tra le due guerre. Lo dicono da millenni i meditanti e i praticanti di Yoga e altre discipline orientali. Lo sperimentiamo ballando, facendo sport, passeggiando in montagna, facendo l’amore, recitando o tenendo comizi, rimanendo semplicemente sdraiati al sole su una spiaggia, o dopo un massaggio rilassante, annusando un fiore, respirando il profumo e l’incenso, cantando, o per imitazione ascoltando qualcuno cantare: tutte le occasioni che ci rilassano ci permettono di respirare. Anche quando incontriamo una persona con un buon profumo di cui, ci dice la scienza, ci innamoreremo perché l’amore passa per i ferormoni che arrivano al cervello proprio dal naso, ci si aprono bronchi e polmoni e le endorfine cominciano a circolare. Anche affidarsi a una persona di fiducia come un medico o un terapeuta o un amico fidato aiuta a sciogliere la tensione e a respirare; anche affidarsi a un Dio.
Nella lingua italiana le espressioni di malessere indicano uno stato di pessima respirazione: mi togli il fiatofammi respirare, mi sento oppresso, c’è un’aria irrespirabile, ho bisogno di urlare non reggo più la tensione, mi sento scoppiare, mi manca l’aria, la paura mi toglie il fiato. Mentre per raccontare una evoluzione positiva si usano le espressioni ..posso tirare un sospiro di sollievo..finalmente respiro..qui si respira un’aria di serenità.
Endorfine da droghe, da cioccolato? Conviene?
Effetti benefici con 6,7 grammi di cioccolato fondente al giorno.
Scrivono i venditori di cioccolato che il loro prodotto, oltre ad avere proprietà antidepressive, è benefico dato che contiene polifenoli e soprattutto flavonoidi che hanno una funzione antiossidante, vasoprotettiva e antinfiammatoria.
Purtroppo oggi assistiamo all’utilizzo di termini medici per vendere alimenti che con la medicina non hanno nulla a che fare e mi chiedo se è lecito e se l’autorità che deve vigilare sulla salute dei cittadini non dovrebbe intervenire per impedirlo. ( succede anche per i cosiddetti probiotici venduti al supermercato per rinforzare le difese immunitarie e prevenire le malattie!).
Ma i medici seri e gli esperti autentici ( una recente ricerca condotta dall’Università di Campobasso in collaborazione all’Istituto dei tumori di Milano, un’altra dell’ Istituto di Neuroscienze del CNR di Cagliari) ci informano del fatto che tutti i possibili benefici del cacao vengono annullati da un consumo che superi i 6,7 grammi di cioccolato fondente al giorno, che equivale a mezza tavoletta alla settimana.
Il cioccolato non deve contenere zucchero del quale si conosce da decenni la tossicità e che oggi viene definito una sorta di droga che da assuefazione: più se ne mangia più se ne sente il desiderio. Le conseguenze sono conosciute dal diabete, all’asma, dalla depressione, alle artrosi etc.
Ma con queste quantità di cioccolato non si creano mercati miliardari.
Bambini iperattivi curati con Chocolate, rimedio omeopatico
La medicina omeopatica cura la malattia utilizzando la sostanza che la può generare in diluizione omeopatica. Se il cacao intossica il sistema nervoso e una delle conseguenze di questa intossicazione può essere l’iperattività, o ADHD, l’omeopatia cura l’iperattività con Chocalate.
Scrive il dott. Carlo Tonarelli nel sito Omeopatia 33, realizzato in collaborazione con la società italiana di Omeopatia e medicina integrata:
”In effetti i sintomi di Chocolate sono i sintomi dell’archetipo dell’impazienza, dell’irrequietezza, della fuga, del desiderio di libertà e di spazi sconfinati, dell’andare senza mai smettere di arrampicarsi sui muri (letteralmente soprattutto i bambini senza appigli, senza speranza). I bambini e gli adulti Chocolate, vivono nel desiderio dell’eterna viandanza, nell’eterno errore di cercare fuori di sé l’anima individuale e l’incapacità di “intellegere” nel proprio cuore.
Chocolate cerca di cogliere l’attimo, di fissare l’istante, di vivere il carpe diem senza prospettiva di maturazione interiore, alimentando la propria instabilità e lo sradicamento dal proprio sé sempre superficiale senza mai coagulare il pensiero con l’emozione e la corporeità.
Così Chocolate ha avversione per tutto ciò e tutti coloro ch’emettono limiti alla sua insoddisfazione e alla esigenza di ricerca, di cambiamento e di movimento.
Chocolate da adulto ha avversione per i propri figli e per il proprio partner. Ha avversione per il colore rosso (rosso come il sangue) che simboleggia l’ incapacità di incontro con la parte più profonda di sé. E a causa di questa impulsività/iperattivitàdiventa vago, confuso; compie errori nel parlare (mette le parole al posto sbagliato e salta da un argomento all’altro durante la conversazione); ha difficoltà di concentrazione nel leggere, nel guidare e nello studiare; è sempre affaccendato in preda ad una irrequietezza interna aspecifica, spesso accompagnata da dolori addominali. E’ in preda alla sensazione di abbandono, di vuoto interiore, alla sensazione di isolamento e di essere ferito. E’ spesso il bambino lasciato all’asilo nido dalla madre lavoratrice, separato troppo presto dalla madre quando era ancora forte il desiderio di succhiare, con avidità, il seno materno. Ora si sente solo e abbandonato, diventa un riccio. I suoi sintomi sono improvvisi, repentini: cefalea frontale, meteorismo, forte stipsi, dolori addominali.”

Riconosco alcuni tratti della mia personalità.
La vita in famiglia era molto difficile. Tanta solitudine e abbandono e tanto cioccolato. Era l’unico momento di allegria quello in cui mio padre ordinava la torta al cioccolato che la pasticceria consegnava a domicilio o quando potevo gustare, in estate, un bel gelato che regolarmente lasciavo macchiasse il mio vestito causando l’ira di mia madre. Ma spesso i bambini preferiscono l’ira all’indifferenza.
Nella maturità non ho fortunatamente conosciuto attrazione per altre potenti sostanze alcaloidi come la cocaina, mentre mi pare che l’ alimentazione dei bambini a partire dagli anni ‘80 e ‘90 a base di Nutella, merendine al cioccolato, bibite al cioccolato, te freddi (la teofillina è un nervino altrettanto potente), abbia preparato il terreno psico fisico all’uso della cocaina. Oggi la consumano dai 10 ani di età e sempre più spesso si viene a sapere che i giovani che causano spaventosi incidenti in cui muoiono loro amici coetanei, erano sotto effetto di cocaina e alcol. L’aumento del consumo di cioccolato procede di pari passo con l’aumento della anoressia e della bulimia di cui sofffrono nella città di Milano non meno di 5.000 adolescenti.
Un fatto fuori dall’ordinario
Succede un fatto decisamente fuori dall’ordinario. Due mesi dopo l’inizio della mia astinenza da cioccolato i miei capelli bianchi si sono leggermente, ma in modo inequivocabile, ripigmentati. Quei capelli bianchi sulle tempie e lungo la parte bassa della nuca erano ben visibili anche perchè avevano una consistenza particolare: erano duri e apparentemente più forti. Non mi piacevano ma non avevo mai cercato di tingerli e nasconderli.
Ora i capelli in quelle zone hanno riacquistato morbidezza e sono biondo chiaro.Si potrebbe pensare a un recupero di giovinezza!
Mi sono documentata sul processo di canizie.
I capelli possono imbiancare, improvvisamente, in una notte o nel giro di qualche settimana, quando la persona, donna o uomo, vive un forte trauma, un forte stress. Le molecole indotte dallo stress - serotonina, adrenalina, cortisolo, noradrenalina, dopamina - sono attori essenziali di questo evento. Gli studiosi del capello in caso di problemi di canizie o di perdita di capelli consigliano infatti la tranquillità, la meditazione, cibo genuino, non grasso, riposo, relax, sonno profondo.
E’ logico supporre che anche uno stress continuo, come quello causato dalla teobromina del cacao ( magari con aggiunta quotidiana di caffeina e nicotina), intervenga nel processo di pigmentazione dei capelli. I venditori di cioccolato esaltano proprio la produzione di quegli stessi neurotrasmettitori per incentivare il consumo del loro prodotto.
Capelli e pelle. Donne e uomini hanno sicuramente visto sul loro volto l’effetto di un massaggio rilassante: la pelle diventa più tonica e luminosa, le rughe si attenuano. Cioccolato, caffè e tè provocano l’effetto contrario; la pelle diventa opaca, pallida e le rughe più profonde.
Il cioccolato, nella migliore delle ipotesi, stressa e pertanto invecchia.
E forse è proprio questa la maledizione di Montezuma per una società che oggi più che mai vuole rimanere giovane. Nella peggiore crea, come tutte le droghe, danni irreparabili e, come cibo della crisi, il distacco dalla realtà mentre di fronte al radicale cambiamento che ci è stato annunciato abbiamo bisogno di tutta la nostra naturale lucidità.

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