A Vila Cacimba c’è sempre la nebbia. Avvolge e dissolve le case nella sua polvere di bicarbonato impenetrabile e leggera. A Vila Cacimba ci abitano il vecchio Bartolomeu Sozinho e la moglie dona Munda. Lui, il Solitario, è un ex marinaio misantropo ed ex meccanico in pensione, arrabbiato e malato di nostalgia. Si cura coi farmaci, ma quella non passa. Sta per morire o forse lo vorrebbe, perchè essere vivi non è mica vita per forza, poi, da quando ha rinunciato a tutto quello che c’è là fuori, quelle strade polverose sono solo una terra straniera dal fascino pericoloso. Di domenica va alla finestra e saluta con la mano. Dice addio, dalla stanza puzzolente. Odia quella fattucchiera della sua signora, ma non potrebbe separarsene per niente al mondo. Dona Munda ha perso le parole, si consuma le ginocchia a forza di pregare e sgancia ogni tanto qualche perla di saggezza popolare che più che altro ha quel sapore di anatema che ti si appiccica addosso e non ti lascia più. Ha cinquant’anni e casa sua è sempre al buio, alle finestre ci ha messo le trapunte e non si sa come scaldarsi.
A Vila Cacimba adesso ci vive pure Sidónio Rosa, un giovane medico portoghese giunto per ritrovare Deolinda, dolcissima mulatta incontrata e amata a Lisbona e a quanto pare figlia proprio di quei due. Ma Deolinda è altrove (almeno così dicono), non si sa quando torna, non lo sa nessuno, non si sa neanche dove è andata per la verità, e allora Sidónio aspetta con pazienza e fa la spola dalla pensione a casa Sozinho tutti i giorni con la scusa di tenere a bada quel rompiscatole di Bartolomeu. È il bianco europeo venuto da lontano, inghiottito nel cuore profondo del Mozambico da cui uscirà scosso e contagiato.
Chicchi di riso al setaccio e nuvole ardenti, mani nelle mani a imprigionare l’anima, le pieghe variopinte dei tessuti. Mia Couto è stato ed è un poeta. Si sente e si vede. A Vila Cacimba nulla è come appare. Vila Cacimba non esiste. La verità non esiste. Si relativizza vertiginosamente, fa confusione con l’inganno, con la fantasia. È
impalpabile e senza sostanza, come la nebbia. Se la memoria è davvero impazzita, è l’immaginazione che nutre e sconvolge le coscienze. Se Dio avvelena, è la (troppa) trama del diavolo a guarire. Per restare in vita e continuare il gioco occorre mentire come respirare, affidarsi a una sorprendente e complessa strategia di autoconservazione, al confine sincretico tra magia e realtà.
impalpabile e senza sostanza, come la nebbia. Se la memoria è davvero impazzita, è l’immaginazione che nutre e sconvolge le coscienze. Se Dio avvelena, è la (troppa) trama del diavolo a guarire. Per restare in vita e continuare il gioco occorre mentire come respirare, affidarsi a una sorprendente e complessa strategia di autoconservazione, al confine sincretico tra magia e realtà.
Un rimedio per l’anima o per l’eccessiva sudorazione. Superstizioni, bugie, visioni. A Vila Cacimba la medicina non medica, rivela i suoi limiti, mente (non) sapendo di mentire, come tutti del resto. La prosa matura di Couto (scrittore autoctono, mozambicano di lingua portoghese) ha il sapore delle favole, delle storie raccontate attorno al fuoco e tramandate di bocca in bocca, di padre in figlio. Venato di ironia e tragedia, profondo, dal fascino e dalla bellezza proverbiale, è un noir con immenso stile, dalla linea crepuscolare, misurata e densamente lirica.
Enigmi, occultamenti, malinconie e speranze di madre. Donne megere che sanno essere una, nessuna e centomila. Rivelazioni sconcertanti. Il lettore è perplesso, frustrato nella sindrome dell’onniscenza che scivola via sul piano inclinato delle finzioni, delle stregonerie, dell’autenticità inafferrabile. Nell’Africa di Mia Couto pure il sindaco è fasullo.
Veleni di Dio, medicine del diavolo
Venenos de Dieu, Remédios do Diablo
Autore: Mia Couto
Traduzione: Daniele Petruccioli
Casa editrice: Voland Edizioni, 2011
Pagine: 160
Prezzo: 13,00 €
Venenos de Dieu, Remédios do Diablo
Autore: Mia Couto
Traduzione: Daniele Petruccioli
Casa editrice: Voland Edizioni, 2011
Pagine: 160
Prezzo: 13,00 €
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