lunedì 23 aprile 2012

PRESENTATO IL LIBRO "LA TESTA DELL'IDRA" DI MARINA VECA E STEFANO CATTANEO

Si è svolta venerdi scorso presso il circolo culturale San Secondo di Asti la presentazione del libro LA TESTA DELL'IDRA di Marina Veca e Stefano Cattaneo alla presenza di Renato Curcio editore dell'opera. Pubblichiamo uno scritto di Stefano Cattaneo coautore del libro che in esclusiva per Orme- il blog che lascia Traccia ci ha fatto una descrizione della serata di presentazione. 

La serata è stata incentrata su quella che si potrebbe definire, la
banalità del male. Non si è parlato solo di Maria Teresa, ad esempio,
Renato Curcio ha parlato anche di un battaglione che i tedeschi
avevano costituito quando le cose avevano cominciato ad andare male
andando a spigolare fra quelli che si erano imboscati. Questo
battaglione fu inviato in Polonia con l'incarico di "bonificare" le
zone a rischio partigiano: doveva circondare i villaggi, catturare
tutti gli uomini adatti come forza lavoro, massacrare le "bocche
inutili" Inizialmente i risultati furono disastrosi, si lasciavano
scappare quasi tutti, ma poi "impararono" Dato che l'uccidere era una
cosa che facevano tutti gli altri, cancellò il senso di colpa
personale. Quegli uomini che avevano così poco a cuore le sorti della
Germania e del nazismo, da imboscarsi, perciò l'esatto opposto dei
fanatici, finirono col massacrare 38.000 persone.
Anche Maria Teresa è stata uccisa dalla banalità del male, da
pregiudizi, da meccanismi psicologici che sono ancora attualissimi.
Cominciarono i giornalisti: Le prove che si trattava di rapimento
erano evidenti: c'arano tracce di due uomini che erano entrati nella
stanza, c'era anche sul materasso e sul pavimento la pipì che si era
fatta addosso per lo spavento, era stata portata via in camicia da
notte in una notte in cui più tardi ha nevicato, le tracce
proseguivano sul terreno fino ad un chiosco che fu forzato al solo
scopo di prendere una cordicella.
Però i giornali, sicuramente non per cattiveria ma per vendere,
cominciarono a ricamare storie, alcune romantiche di fuga con un
innamorato, altre più turpi: la ragazzina poteva essere stata irretita
da qualcuno che l'aveva portata nel turpe mondo della prostituzione. I
giornalisti volevano  solo vendere, non far del male, ma non tenevano
conto del meccanismo per cui se si dice in giro: "Forse Rosina ha un
amante" la cosa diviene presto: Rosina ha un amante. Sicché quando i
due rapitori cominciarono ad offrire Maria Teresa a dei facoltosi,
nessuno di loro si pose lo scrupolo che poteva essere forzata, il
forse è una prostituta, divenne: è una prostituta. Sebbene siano
passati quasi duemila anni da quando Gesù Cristo disse ai fedeli del
tempio che prostitute e pubblicani avranno preminenza su di loro nel
regno dei cieli, gli speaker del telegiornale pronunciano con tono di
voce normale i termini: assassino, pedofilo, mostro, uxoricida,
parricida, ma alterano la voce nel pronunciare prostituta. Le parole
di Cristo sono passate, la mentalità dei farisei è rimasta. Nel caso
di Maria Teresa non era vero, ma bastarono le illazioni per
trasformarla in prostituta, un essere umano di serie Z. Perciò,
nessuno di coloro che si sentirono offrire da uno dei due rapitori,
Maria Teresa Novara, la ragazzina che cercavano in tutta Italia, si
fece lo scrupolo di denunciare: Eppure non erano persone di basso
rango, erano altolocati. Purtroppo contro nessuno furono trovate prove
sufficienti, ma fra loro doveva esserci un aristocratico, due
industriali, forse un tale che poi ha occupato importanti palazzi
romani. Ma se, per coloro che comunque approfittarono di una
tredicenne, si potrebbe parlare di depravati, gli abitanti di Canale
d'Alba erano certamente gente normale, perché il losco traffico non si
svolgeva al centro di una città, ma in una villa poco fuori un paesino
di 4.600 abitanti, quei classici paesini dove se cade una foglia tutto
il paese viene a saperlo: eppure "nessuno si accorse" del traffico di
lussuose macchine che salivano lungo una sterrata a fondo chiuso,
"nessuno fece pettegolezzi" sul fatto che una rapita cercata in tutta
Italia si prostituisse a due passi da casa loro (L'interesse per la
vicenda fu tale che la notizia del ritrovamento fece salire le vendite
dei quotidiani oltre il record che avevano appena stabilito con lo
sbarco sulla Luna) Ma non si era toccato il fondo: I rapitori,
nonostante la nuova remunerativa attività, non avevano perso il vizio
dei furti, dopo averne compiuto uno a Chieri, furono intercettati da
una pattuglia a Torino. Dopo un inutile tentativo di fuga, scapparono
a piedi e si buttarono nel Po nel tentativo di attraversarlo a nuoto.
Il padrone della casa in cui era segregata Maria Teresa annegò,
l'altro fu arrestato. Era il cinque Agosto. La notizia della morte
arrivò a Canale solo dopo tre giorni. Per primo salì alla villa il
vicino di Casa: Antonio Borlengo con suo cugino. Dissero poi di aver
trovato aperto e giustificarono il fatto dicendo che il proprietario
faceva sempre così. Bighellonarono un po', diedero un occhiata alla
botola sotto la quale era prigioniera, ma non l'aprirono. Borlengo si
giustificò dicendo che Calleri, il proprietario, gli aveva detto che
ci metteva la refurtiva, e che temeva che fra essa ci fossero delle
bombe. Il nove arrivarono i carabinieri guidati dal brigadiere
Verbasco: Trovarono un mitra, riuscirono a non vedere tutti i
girnaletti che avevano sui margini un sacco di scritte: Sono Maria
Teresa Novara. Diedero un occhiata alla botola, ma a Verbasco venne in
mente che per ispezionarla forse ci voleva un mandato, se ne tornarono
in caserma senza curarsi di chiedere subito il mandato perché il
giorno dopo era festivo. Poi tornarono una seconda volta a vuoto. Nel
frattempo, "qualcuno" otturava la presa d'aria del cunicolo con
giornali del giorno 11. Finalmente il tredici i carabinieri aprirono
la botola, una scala a pioli faceva scendere fino ad una porta
sbarrata: apertala trovarono il cadavere ancora caldo di una ragazzina
con le mani incatenate, un altra catena legava la caviglia. Accanto al
corpo un messaggio: Sono Maria Teresa Novara, voglio essere riportata
nel paese dei miei genitori.
A questo punto scattò l'ultima parte del perverso meccanismo: Maria
Teresa Novara era forestiera, era "prostituta" I pedofili invece erano
gente del posto, gente per bene. Pertanto il procuratore di Alba non
ritenne il caso di aprire un fascicolo per omicidio. Il Procuratore di
Asti, Mario Bozzola che dall'inizio aveva svolto le ricerche, fece
invece sforzi disperati, se fosse riuscito ad individuare qualcuno dei
pedofili avrebbe potuto incriminarli per complicità in sequestro di
persona: tutti li conoscevano. Nessuno parlò.

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