martedì 17 aprile 2012

IL PATRIARCA DI GERUSALEMME VISITA L'ORDINARIATO MILITARE ITALIANO


Il Patriarca di Gerusalemme visita l'Ordinariato militare

Il Patriarca di Gerusalemme visita l'Ordinariato militare


Il colloquio con mons. Pelvi

Questa mattina il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, ha incontrato nella sede dell’Ordinariato militare, l’Arcivescovo Pelvi, con il quale ha parlato delle difficoltà che vivono i cristiani della terra di Gesù. Al centro del colloquio c’è stata anche una riflessione sulla campagna di solidarietà “Un cappuccino per la Terra Santa” nata dal recente pellegrinaggio militare in Terra Santa. 
Twal ha ringraziato mons. Pelvi per l’impegno e l’interesse rivolto all’iniziativa, nella quale sono coinvolti gli Enti militari di tutta Italia, che consiste nel devolvere l’equivalente di un cappuccino alle attività caritative del Patriarcato latino a vantaggio dei cristiani di Terra Santa.

“I militari italiani - ha raccontato l’Ordinario - hanno sempre dimostrato grande generosità ed anche questa volta non mancheranno di collaborare. Nel prossimo pellegrinaggio militare internazionale a Lourdes (11-14 maggio) faremo conoscere l’iniziativa a tutti i pellegrini e durante le giornate in Francia cercheremo di coinvolgere anche gli altri Ordinariati militari. Desidero che il pellegrinaggio in Terra Santa divenga un appuntamento annuale nella pastorale della nostra Chiesa, così da alimentare i legami con la Chiesa madre di Gerusalemme, porta della nostra fede”.

“Conosco la generosità di cuore e di vita dei soldati italiani - ha risposto il Patriarca latino che ha alle spalle circa 20 anni di attività diplomatica per conto della Santa Sede - i vostri militari in missione internazionale non fanno la guerra ma rendono un servizio alla popolazione locale per promuovere la dignità di ogni uomo. Ricordo che dopo l’attentato a Nassiriya, in Iraq, ci fu chi mi disse che la colpa degli italiani era stata quella di costruire strade, scuole, ospedali per ridare speranza e rispondere così al desiderio di normalità della popolazione locale. E questo non piace a chi vuole invece seminare tensione e terrore. So quanto bene hanno seminato i soldati italiani nel mondo arabo, per esempio in Libano e in Egitto e questo grazie anche ad un senso religioso molto profondo”

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